Ma la vera guerra fredda è con la Cina
di CESARE DE CARLO
C’è qualcuno a Bruxelles, alla Ue o alla Nato, disposto a rinfrescare la memoria a Joe Biden? La guerra fredda è finita tre decenni fa. L’Unione Sovietica non esiste più. L’Europa dell’est è libera e parte integrante dell’Occidente. La Russia postcomunista non è certo un modello di democrazia ma non ci minaccia e anzi ne invochiamo i vaccini. E allora perché il neopresidente americano, nella sua prima intervista alla ABC, si rivela così emotivamente fragile e fuori tempo? Putin – dice – è un dittatore e un “assassino”. Può darsi. Putin ha cercato di interferire nelle elezioni americane e di screditarlo. Anche questo è possibile.
Ma è dalla disintegrazione del comunismo sovietico in quel Natale 1991 (quale simbolismo!) che gli Stati Uniti interferiscono nelle elezioni russe. Nel 1996 Boris Eltsin non sarebbe stato rieletto senza l’aiuto di Bill Clinton. Lo stesso Putin quattro anni dopo godette del consenso, non solo diplomatico, ancora di Clinton. E intanto i Paesi dell’est, ritornati al pluripartitismo sempre grazie agli americani, entravano uno dopo l’altro nella Ue e nella Nato.
Come meravigliarsi della sindrome da accerchiamento! L’annessione della Crimea ne fu la proiezione. La Russia non poteva rinunciare al porto di Sebastopoli senza implicitamente rinunciare al Mar Nero. Questa è storia. Biden dovrebbe essere meno bellicoso quando afferma che Putin “pagherà un prezzo” per le interferenze elettorali e per la violazione dei diritti umani.
E la Cina, repressiva e oppressiva come lo era una volta l’Urss? I dubbi sull’origine e sui tempi della pandemia, oltre ad avere distrutto le nostre economie e la nostra way of life, sono costati la presidenza a Trump. Perché su un punto russologi e sinologi concordano: se Putin ha mobilitato i suoi hackers per Trump, Xi Jingpin ha fatto altrettanto per Biden.
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