Sollievo di Draghi: “Ora accelerare”, ma è allarme rosso per le disdette
alessandro barbera, paolo russo
Le iniezioni riprendono subito. Da oggi stesso,
promette Mario Draghi. Sono le 18.14 quando il premier, rompendo
l’abitudine a non dichiarare per iscritto, manda alle agenzie di stampa
la decisione del governo di ripartire con la campagna vaccinale per
AstraZeneca. «Accogliamo con soddisfazione il pronunciamento dell’Ema».
Che cosa avrebbe detto l’ente per il farmaco europeo, Draghi lo sapeva
da qualche ora. Attendeva solo l’ufficialità. «Ora la priorità rimane
quella di realizzare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve
tempo possibile». Facile a dirsi, difficile a farsi. Appena rientrato
dalla visita a Bergamo, il premier ha la notizia dell’accelerazione
delle sperimentazioni sul vaccino italiano di Reithera, che però
arriverà ben oltre settembre. Per il momento si può proseguire con i tre
prodotti a disposizione, anzitutto con quello che, nonostante le
rassicurazioni dell’Ema, soffrirà comunque una crisi di fiducia.
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Mentre la Francia già ieri pomeriggio ha ripreso a vaccinare con AstraZeneca, l’Agenzia per il farmaco italiana si è presa fino alle 15 di oggi per dare il via libera alle immunizzazioni. La decisione finale deve ancora essere presa, ma con ogni probabilità l’Aifa non porrà alcuna limitazione all’uso del vaccino di Oxford, limitandosi ad apportare leggere modifiche al foglietto illustrativo, e aggiungendo all’elenco delle avvertenze quella sui rarissimi casi di trombosi cerebrali, rispetto ai quali non sussistono prove di un nesso di causalità con il siero. Questo obbligherà a ritoccare anche il foglio del consenso informato che è chiamato a firmare chi si immunizza, ma buona parte delle Regioni ha deciso di ripartire lo stesso oggi pomeriggio chiamando a mostrare il braccio chi aveva prenotato per la stessa data. Nei prossimi giorni saranno avvisati con sms i circa quattrocentomila che avevano dovuto saltare il turno dopo la sospensiva. Una ripresa condizionata dal rischio fuga da AstraZeneca. «Da sabato abbiamo registrato la metà delle defezioni. Siamo imbarazzati», ammette il governatore Veneto, Luca Zaia. «Chi non lo fa lo metterei a fine coda e ci stiamo pensando», aggiunge subito dopo, anticipando una scelta comune a diverse Regioni. Sulla stessa linea punitiva rispetto a chi rifiuta il ritrovato di AstraZeneca sono infatti anche Puglia, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lombardia. «Il vaccino a Rna messaggero è riservato ai fragili, gli altri fanno quello che è disponibile. Cercheremo di convincere i più scettici che i vaccini sono tutti uguali, ma per noi dire no a quello appena dichiarato sicuro ed efficace dell’Ema significa rifiutare la vaccinazione», taglia corto l’assessore alla sanità pugliese, Pierluigi Lopalco. «Speriamo che il maggior numero possibile di persone continui a vaccinarsi, ma nessuno può scegliere quale vaccino fare. Chi lo rifiuta va in fondo alla coda», conferma l’emiliano, Raffaele Donini.
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