Il caso giustizia e la cortina del silenzio
di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
I giudici di appello di un tribunale ligure hanno assolto i 19 consiglieri regionali che erano rimasti inchiodati nell’inchiesta sulle «spese pazze», quella dei famosi rimborsi elettorali. Dopo il primo grado alcuni di coloro che furono condannati si dimisero, chi dal governo (avevano nel frattempo fatto carriera) chi dalla carica di sindaco di piccoli centri. Quella delle “spese pazze”, liguri e in altre regioni italiane, è una vicenda che si trascina da quasi un decennio. Due giorni fa si è concluso un altro processo a suo modo storico, le presunte tangenti Eni in Nigeria, e anche in questo caso nulla di fatto per l’accusa, con gli imputati che sono stati assolti perché “il fatto non sussiste”.
Nel frattempo per loro sono stati anni di inferno. Due assoluzioni rallegrano tutti e nello stesso tempo non possono farci esimere da qualche tipo di considerazione sul sistema giustizia nel suo complesso, quasi prescindendo dalle vicende citate, le “spese pazze” ed Eni, anche perché i proscioglimenti di questi giorni arrivano dopo analoghe assoluzioni in processi simbolo degli ultimi anni. L’elenco è purtroppo lungo, e solo per prenderlo dalla fine citiamo la sentenza della Cassazione che prima di Natale ha posto fine al calvario dei fratelli Aleotti dopo le accuse di riciclaggio alla Menarini. Ora è evidente che non tutti i processi si possono concludere in condanna, che un’assoluzione non è sinonimo di un’inchiesta fatta male o di un pm che non sa fare il suo lavoro, ma è altrettanto chiaro che quando troppo spesso accadono fatti come quelli dell’ultimo periodo una domanda sul funzionamento della giustizia occorrerà porsela. Cosa che purtroppo in Italia non accade, o almeno non accade con il giusto metro, il giusto distacco. E si va dalle accelerate berlusconiane del passato con le leggi ad personam alle riforme grilline sulla prescrizione, secondo alcuni ispirate dal partito dei pm. Un pendolo che non porta da nessuna parte, per uscire dal quale occorre per prima cosa riconoscere che un problema giustizia in Italia esiste, ed è grande come una casa. Tutti fanno però finta di non vedere.
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