L’incognita dei sussidi
Stefano Lepri
Un politico non l’avrebbe detto, «questo è un piccolo condono». I politici i condoni tributari li fanno inventandosi qualche etichetta per sostenere che sono altro. Meglio dire pane al pane, ha ritenuto Mario Draghi: e spiegare perché questa sanatoria di vecchie cartelle esattoriali, con i limiti che il governo gli ha dato, non gli pare un’iniquità. Novità anche nella comunicazione, ieri sera. Per rispondere bene alle domande in conferenza stampa bisogna aver approfondito gli argomenti, piuttosto che inventarsi slogan o passare ad altro argomento.
Alla Banca centrale europea, Draghi andava più sul sicuro di altri perché padroneggiava la materia tecnica; ora tenta di fare lo stesso. Il decreto-legge approvato ieri non è in realtà molto distante dal canovaccio a cui aveva lavorato il governo precedente, pur se i nuovi partiti entrati nella maggioranza vantano i loro contributi. È dichiaratamente provvisorio, perché non si sa quanto le chiusure ancora dureranno e quasi di certo dovrà essere seguito da un altro, con nuovi sostegni e nuovo deficit.
C’è naturalmente un rischio: che la gara fra partiti eterogenei si concentri sulle sole misure capaci di dare consenso immediato, e spinga sempre più lontano quelle capaci di preparare l’uscita dalla recessione e la ripresa. Non è per ora un grave problema, dato che anche il maxi-provvedimento di Joe Biden negli Usa è tutto concentrato sui sussidi; potrà diventarlo più in là. Draghi ha chiaramente invitato i partiti a lasciar cadere quelle loro bandiere che sono più di parte, più strumentali anche, e poco adatte a formare un interesse collettivo del Paese. Se la gran parte delle forze politiche si è affidata a lui è proprio perché in qualche modo si era formata la consapevolezza che troppa demagogia stava portando verso vicoli ciechi. Purtroppo la questione delle cartelle esattoriali, è seria e si riaprirà in Parlamento, dove forse esiste la maggioranza per un condono più ampio. La richiesta di meno tasse è ingrediente importante del dibattito politico in tutti i Paesi. Ma l’esperienza italiana degli ultimi decenni è che i partiti più insistenti nell’avanzarla prima che ad alleggerire le tasse per tutti pensano ad agevolare chi si è sforzato di non pagarle.
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