Coronavirus, Mantovani: “Se va bene ne usciremo a Natale ma si rischia una quarta ondata”
L’Ema chiarirà definitivamente, ma intanto ci si puó vaccinare tranquillamente con AstraZeneca?
«Sì, i dati sono già molto chiari e non penso che si troveranno correlazioni tra vaccini e tromboembolie».
Perché
l’Ema ha detto che modificherà il foglietto illustrativo per mitigare
possibili effetti collaterali? Si parla di un’aspirina in certi casi…
«Non
a caso si chiama bugiardino. Pure in quello del paracetamolo si trovano
possibili effetti collaterali, ma altamente improbabili. Ai miei cari
vaccinati con Oxford non ho suggerito l’aspirina e non ne vedo il
motivo».
Potrebbe esserci un problema della tecnologia adenovirus rispetto a quella a Rna?
«Non
di sicurezza, ricordiamoci che il vaccino per Ebola è a adenovirus, ma
ci puó essere una risposta diversa dell’immunità. Un’ipotesi è che la
tecnologia a Rna stimoli di più gli anticorpi, mentre quella a
adenovirus i linfociti T, le cellule della memoria. Usare più vaccini in
futuro potrebbe avere senso, ma per trovare la risposta migliore
servirà tanta ricerca. Penso per esempio al modo di coprire gli
immunodepressi con più dosi o ai guariti a cui ne basta una».
L’immunità può durare anche se finiscono gli anticorpi?
«Sì,
perché la centrale operativa dell’immunità sono i linfociti T e la
buona notizia è che Alessandro Sette dell’Università di San Diego ne ha
testato la risposta utile contro tutte le varianti. Così anche se i
vaccini sono meno efficaci contro la variante sudafricana, come Oxford e
Johnson&Johnson, ci proteggono almeno in parte e preparano il
sistema a rispondere a nuove dosi più mirate».
La variante inglese è più letale oltre che più contagiosa?
«Purtroppo
sì. Il British medical journal e Nature danno gli stessi numeri: la
variante inglese è più infettiva, ma aumenta anche la mortalità dal 30
al 60 per cento. Oltre a contagiare di più uccide maggiormente e per
questo bisogna vaccinare in fretta».
Per Johnson&Johnson basterà davvero una dose?
«I dati disponibili dicono di sì, ma sono limitati e sappiamo che l’azienda ha attivato uno studio con due dosi».
Quali sono i prossimi vaccini promettenti?
«Ad esempio il tedesco Curevac a Rna e l’americano Novavax, che è una terza piattaforma a proteina tradizionale».
E Sputnik V?
«E’
una variazione della piattaforma adenovirus. Se passa l’esame di Ema su
sicurezza, efficacia e affidabilità dei siti di produzione ben venga,
ma non si può usare senza questi controlli».
La migliore pubblicità per la vaccinazione sarà l’imminente picco della terza ondata?
«Temo
non sarà una bella pubblicità. Bisogna tornare a parlare con la gente.
Ieri l’ho fatto con 900 studenti e non vedo questo sforzo formativo da
parte di tutti».
Draghi dovrebbe vaccinarsi con AstraZeneca in tv?
«Con Totti e i grandi campioni, andava fatto mesi fa».
Potrà esserci una quarta ondata a causa di nuove varianti?
«Sì,
non possiamo dimenticare che si tratta di una pandemia e due delle
attuali varianti che ci preoccupano sono nate in Sudafrica e in
Amazzonia. Solidarietà e sicurezza camminano insieme. L’associazione
Medici con l’Africa, che sostengo, si occupa di portare i vaccini a
tutti».
Secondo lei quando ne usciremo veramente?
«Quando avremo affrontato tutti i problemi di cui abbiamo parlato. Se ci impegneremo il Natale prossimo sarà più normale del passato. L’estate potrebbe essere una tregua, ma senza le illusioni dell’anno scorso».
LA STAMPA
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