Decreto Sostegni: asse centrodestra-5 Stelle, Pd e Leu pronti allo strappo. Alla fine il premier stringe: oltre non si può andare
ROMA Il plateale scontro nel chiuso di Palazzo Chigi sta tutto nelle parole calibrate e diplomatiche di Mario Draghi. In conferenza stampa il presidente del Consiglio ha descritto lo sforzo di «condivisione» che ha portato al sofferto accordo sulle cartelle esattoriali: «Tutti attorno a quel tavolo cercando di conciliare visioni diverse…». Più che l’imbarazzo per il via libera a quello che «è in effetti un condono», la voce di Draghi tradisce la soddisfazione per l’esito positivo della sua mediazione: «Una prima esperienza che è andata per me molto bene».
La battaglia è durata una giornata intera, con riunioni riservate e piuttosto tese, minacce di disertare il tavolo, il Cdm slittato di quasi tre ore e il primo e attesissimo incontro di Draghi con la stampa, previsto alle 17.30, scivolato all’ora di cena. Tutto comincia con le bozze del decreto Sostegni, che contengono lo stralcio di 60 milioni di vecchie cartelle esattoriali fino a 5 mila euro per debiti maturati dal 2000 al 2015. Per l’ala sinistra della maggioranza è già troppo, per la destra invece non è niente. «Pace fiscale e rottamazione di milioni di vecchie cartelle fino a 5000 euro sono la salvezza per milioni di famiglie», è il manifesto di Salvini. Pd e Leu invece accettano di pulire il «magazzino» solo per i crediti esattoriali inesigibili, perché collegati a imprese fallite o contribuenti defunti. Con Orlando che chiede un intervento «mirato e chirurgico» e Salvini che all’ora di pranzo riunisce i suoi ministri al Mise nella stanza di Giorgetti, al grido «rottamazione delle cartelle», l’accordo appare lontanissimo.
I paletti dem e le richieste della Lega sulle cartelle
Il Cdm convocato alle 15 slitta di un’ora e Draghi si chiude con il dem Andrea Orlando, il leghista Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli per il M5S, Mariastella Gelmini di Forza Italia e Roberto Speranza di Leu. «Noi possiamo reggere solo una cosa chirurgica e limitata basata sulla inesegibilità di queste cartelle», pianta il primo paletto Orlando, con Speranza che lo sostiene e prova a stoppare il condono. Ma Giorgetti e Gelmini fanno asse e trovano sponda nei 5 Stelle, dove la vice ministra Castelli si muove in tandem con il leghista Durigon.
L’intervento del premier
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