Decreto Sostegni: asse centrodestra-5 Stelle, Pd e Leu pronti allo strappo. Alla fine il premier stringe: oltre non si può andare
Il governo è spaccato in due, la distanza tra sinistra e destra appare abissale e Draghi si fa sentire. «Già si capisce poco perché una misura del genere debba stare in un provvedimento sull’emergenza – prende posizione il premier – Oltre proprio non si può andare». Anche perché Orlando minaccia lo strappo: «Se arriviamo in Cdm senza un accordo e portiamo la discussione al tavolo, noi chiediamo lo stralcio della norma. Non tirate troppo la corda». E non è l’unico ad alzare la voce. Salvini fa sapere che, se non si darà un colpo di bianchetto a tutte le cartelle sotto i 5000 euro fino al 2015, senza distinzione di reddito, la Lega diserterà il Cdm.
Stralcio in base ai redditi
Proposta irricevibile per il ministro del Tesoro Daniele Franco e per il presidente Draghi, che fissa i termini della mediazione: stralcio per le sole cartelle di chi ha un reddito Irpef sotto i 30 mila euro e non oltre il 2011. Mentre dentro si discute e le chat di governo ribollono di accuse, fuori i ministri non coinvolti aspettano. Il braccio di ferro dura quasi tre ore e finisce com’era iniziato, o quasi. Cartelle nel cestino fino al 2011 e non fino al 2015, come voleva il centrodestra. «Scelta giusta», commenta sollevata la sottosegretaria di Leu, Maria Cecilia Guerra. A Lega e Forza Italia il premier fa però una concessione: fino al 2015 la cancellazione delle cartelle sarà legata alla riforma per l’efficientamento del sistema.
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