Torna l’ora legale (forse l’ultima) in Italia. Ma perché l’Europa è divisa sull’abolizione?
Una consultazione online (svoltasi dal 4 luglio al 16 agosto 2018 con l’adesione record di 4,6 milioni di cittadini europei) aveva mostrato che l’85% degli intervistati è favorevole all’abolizione del cambio dell’ora semestrale. La decisione definitiva è ferma al Consiglio Europeo. L’Italia aveva confermato il cambio dell’ora, ma al pari degli altri 27 Stati membri potrà decidere di abolire per sempre l’ora legale o solare entro aprile di quest’anno. A novembre del 2019, il governo Conte bis ha scelto di mantenere il doppio orario. Altri Paesi, come la Francia invece, hanno scelto di passare a un unico orario (quello estivo) senza effettuare più cambi. Secondo alcuni dati, il cambio dell’ora non comporta grandissimi risparmi economici, ma impatta sulle abitudini delle persone.
Perché serve uniformare l’orario
«Dagli Anni 80 – si legge sul sito della Commissione – l’Unione Europea ha progressivamente adottato norme in virtù delle quali tutti gli Stati membri si impegnavano a coordinare il cambio dell’ora, unificando i diversi regimi nazionali. Dal 1996 tutti gli europei spostano le lancette avanti di un’ora l’ultima domenica di marzo e indietro di un’ora l’ultima domenica di ottobre. Lo scopo delle norme dell’UEe non era quello di armonizzare le disposizioni sul cambio dell’ora nell’Unione ma di affrontare i problemi, soprattutto per i settori della logistica e dei trasporti, che nascono dalla mancanza di coordinamento nell’applicare le variazioni dell’ora nel corso dell’anno. Parallelamente alle disposizioni dell’Ue relative all’ora legale, gli Stati membri applicano tre diversi fusi orari. La scelta del fuso orario è di competenza nazionale».
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