Covid: i vaccini funzionano, i primi effetti sugli operatori sanitari e ospiti delle RSA

di Silvia Turin

Covid: i vaccini funzionano, i primi effetti sugli operatori sanitari e ospiti delle RSA

In Italia le persone che hanno completato il ciclo vaccinale (con prima e seconda dose) sono 2.145.434 milioni, il 3,6% della popolazione, un numero ancora molto basso per poter apprezzare l’effetto della protezione sulla curva dei ricoveri, dei decessi e dei contagi.

Le categorie maggiormente vaccinate

Se però scomponiamo il dato nelle categorie prioritarie individuate dal piano nazionale vaccini e cioè over 80, operatori sanitari, fragili e ospiti delle Rsa, riusciamo a scorgere le prime differenze, dato che le somministrazioni in alcune di queste categorie sono più avanti rispetto ai numeri dei vaccinati nella popolazione in generale. Al 19 marzo sono state somministrate 2.825.292 dosi a operatori sanitari e sociosanitari, 1.169.920 dosi a personale non sanitario, 2.433.867 dosi a persone over 80 e 502.394 dosi a ospiti di RSA. Questo significa, secondo l’ultimo report targato Istituto Superiore di Sanità e datato 10 marzo, che il gruppo che, in proporzione, ha ricevuto il numero maggiore di dosi è la fascia dei maggiori di 90 anni (il 40% circa ha ricevuto almeno una dose), seguito dalla fascia 80-89 anni (almeno una dose a circa il 32%).

Gli operatori sanitari

Per accorgerci quanto il vaccino incida in modo positivo analizziamo i contagi e i dati relativi a operatori sanitari e over 80. Con un’avvertenza: la protezione completa della vaccinazione arriva a circa un mese dalla prima dose e riguarda soprattutto i ricoveri e i decessi, in modo meno incisivo i contagi. «A partire dalla seconda metà di gennaio (la campagna vaccinale in Italia di fatto è partita dopo l’Epifania, ndr) – scrive l’ISS nel report – si osserva un trend in diminuzione del numero di casi negli operatori sanitari e nei soggetti di età maggiore di 80 anni, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso». Il calo da solo non è indicativo, perché contemporaneamente possono influire sul numero dei casi le restrizioni in corso: va sempre confrontato con l’andamento del resto della popolazione.

FIGURA 1 - casi tra operatori sanitari (media 7 giorni) - Fonte ISS

Per quanto riguarda gli operatori sanitari la buona notizia c’è: la proporzione di casi tra operatori sanitari sul totale dei casi segnalati in Italia, a metà novembre superava il 5% del totale (come si vede nella FIGURA 1 qui sopra), ma dalla metà di gennaio si osserva una tendenza al calo «verosimilmente attribuibile al completamento del ciclo vaccinale in una buona percentuale di soggetti appartenenti a questa categoria», scrive l’ISS. Durante il periodo 22 febbraio – 7 marzo 2021 ci sono stati 2.154 casi tra gli operatori sanitari, l’1% del totale. I dati riportati dalle Regioni indicano anche che la letalità tra questi soggetti è inferiore, anche a parità di classe di età, alla letalità totale. Il confronto più notevole è quello della linea dei casi tra gli operatori sanitari affiancata a quella della popolazione generale: le due curve epidemiche (si veda la FIGURA 2, qui sotto) hanno avuto un andamento molto simile fino alla seconda metà di gennaio, quando hanno iniziato a divergere, mostrando una discesa negli operatori sanitari, a fronte di un andamento stazionario e poi in evidente aumento dall’8 febbraio nella popolazione generale.

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