Covid: i vaccini funzionano, i primi effetti sugli operatori sanitari e ospiti delle RSA
FIGURA 2 – andamento casi negli operatori sanitari (giallo) e nel resto della popolazione (nero); la linea nera è l’inizio della campagna vaccinale e quella grigia l’inizio della somministrazione delle seconde dosi (fonte ISS)
Sopra gli 80 anni, andamento
In modo meno marcato la differenza si apprezza anche analizzando il numero di casi di infezione da SARS-CoV-2 nella popolazione suddivisa per fascia di età: over 80 e under 80. C’è un andamento molto simile nelle due fasce fino alla seconda metà di gennaio (si veda FIGURA 3 qui sotto) e successivamente un calo nella popolazione di maggiori di 80 anni )con una piccola inversione di tendenza nell’ultima settimana, ma ricordiamo che i contagi in Italia attendono a breve un nuovo picco).
FIGURA 3 – andamento casi per maggiori di 80 anni (blu) e 60-79 anni (rosso), fonte ISS
Differenze tra Regioni
Nella vaccinazione delle categorie deboli sono anche rilevanti le differenze regionali: la provincia autonoma di Bolzano ha vaccinato con almeno una dose circa il 63% degli over 80 (fonte GIMBE), la Sardegna il 22%, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Molise, Piemonte e Puglia sono tra il 40% e il 50%. Sotto il 30% ci sono Umbria e Toscana. La Lombardia è al 35%. «Numeri in crescita ma ancora troppo esigui per osservare risultati tangibili in termini di riduzione di ospedalizzazioni e decessi nella fascia di età più colpita dalla Covid-19», scrive la Fondazione a commento del suo report settimanale. Così, a Bolzano la letalità dovrebbe già essersi ridotta del 40%, in molte Regioni del 20%, del 18% in Toscana e del 15% in Sardegna. In Lazio da febbraio a oggi l’incidenza dei casi negli over 80 è passata da 13,5 a 8,6 ogni 10mila abitanti, nonostante la terza ondata.
FIGURA 4 – andamento operatori sanitari (blu) contro popolazione generale (giallo) in Lombardia – fonte Regione Lombardia
Crollo dei casi tra i sanitari in Lombardia
Maggiori dati dalla relazione aggiornata all’8 marzo della Lombardia. La FIGURA 4 qui sopra mostra come il gruppo degli operatori sanitari benefici di «una notevole riduzione delle
infezioni nonostante l’aumento dei contagi nella popolazione generale».
I nuovi casi tra medici e infermieri calano a partire dalla metà di
gennaio e rimangono molto bassi.
I risultati sono paragonabili nel gruppo degli ospiti delle RSA: il 90 per cento degli anziani in casa di riposo ha ricevuto la prima dose e il calo delle infezioni è netto nonostante l’aumento nella popolazione generale.
La terza analisi fatta da Regione Lombardia riguarda gli over 80 che non vivono nelle strutture assistenziali. Le iniezioni per questa fascia di popolazione sono partite il 18 febbraio scorso e procedono con passo diverso, a seconda delle province. La media è arrivata al 19 per cento di copertura. Troppo poche iniezioni — e troppo recenti — per vedere un effetto.
Israele: decessi in calo del 91%
Con questi numeri alcuni analisti calcolano che la letalità in Italia potrebbe essere già scesa del 12% e continuerà a farlo. D’altra parte i dati che arrivano dai Paesi più avanti del nostro nella campagna vaccinale sono molto incoraggianti e finanche «impressionanti». Il Paese «campione» è Israele: grazie alla sua estensione, alla sua organizzazione e a un accordo siglato molto tempo in anticipo sullo sviluppo del vaccino con la Pfizer, ha vaccinato con la prima dose il 55,4% della popolazione e con la seconda il 48%. Uno studio su Nature pubblicato il 12 marzo fa il punto sugli effetti della campagna, ricordando che non è stato facile verificarne la portata, dato che le variabili in gioco comprendevano il terzo blocco nazionale scattato durante le prime settimane della campagna vaccinale e la presenza nel Paese della variante inglese. Nonostante questo, a circa 2 mesi dall’inizio delle iniezioni, le prove solide dell’efficacia e dell’impatto del vaccino sono evidenti. Si tratta soprattutto di una diminuzione più ampia e precoce dei casi e dei ricoveri tra gli individui più anziani (cui era stata data la priorità), con un effetto più pronunciato nelle città che hanno iniziato a vaccinare prima rispetto alle altre. In secondo luogo (come si vede nella FIGURA 5 qui sotto) un «cambiamento notevole nella distribuzione per età dei pazienti ospedalizzati che è iniziato solo circa 3-4 settimane dopo l’inizio della campagna di vaccinazione», scrivono gli scienziati su Nature.
FIGURA 5 – la diminuzione di ricoveri per fasce di età in Israele (fonte Nature)
Nelle persone di età pari o superiore a 60 anni, che sono state vaccinate per prime, dal picco ci sono stati l’86% in meno di casi, il 73% in meno di malati critici, il 91% in meno di decessi
(il numero giornaliero adesso è di una decina al giorno circa). Il calo
si osserva ormai in tutti gruppi di età, perché in Israele vengono
vaccinati anche i ragazzi dai 16 anni in su e l’economia e le attività
hanno ripreso quasi completamente.
Gran Bretagna: cali marcati nei più anziani
Il
Regno Unito al 17 marzo aveva vaccinato con la prima dose 25.735.472
milioni di persone e con la seconda 1.879.054. I casi tra gli
ultraottantenni sono diminuiti del 95%, mentre i decessi in quella
fascia di età sono diminuiti del 93% (il dato giornaliero al 18 marzo
era di 95). Tra le persone di età compresa tra i 18 ei 69 anni, i casi
sono diminuiti leggermente meno, del 91%, mentre i decessi sono
diminuiti dell’87%. Anche se il Paese sta uscendo da un lungo lockdown,
particolare che potrebbe sfasare i confronti, i positivi sono in calo in tutte le fasce d’età, con una discesa più veloce tra i 70-79 anni.
Usa, ottimi dati dal confronto tra fasce di età
Infine un Paese che non viene spesso menzionato riguardo ai vaccini, ma è molto avanti con la campagna, nonostante la mole di popolazione e l’estensione del territorio: gli USA. Hanno vaccinato con la prima dose il 22.6% della popolazione e con la seconda il 12,4%. Avendo ora somministrato quasi 33 dosi ogni 100 persone, il numero di morti e di ricoveri ospedalieri sta diminuendo più rapidamente tra le persone anziane che nella popolazione. Secondo uno studio del mese scorso del CDC, il 78% dei residenti delle case di cura erano stati vaccinati. I dati mostrano che i casi e i decessi nelle RSA hanno iniziato a diminuire all’inizio della campagna di vaccinazione, mentre in tutto il Paese stavano salendo. Nei due mesi successivi fino alla fine di febbraio, i casi tra i residenti delle case di cura sono diminuiti del 96%, mentre i decessi sono diminuiti dell’87%. Nello stesso periodo, i casi tra le persone di età compresa tra 18 e 54 anni sono diminuiti del 72%, mentre i decessi sono diminuiti dell’80%.I dati del governo mostrano che i ricoveri sono diminuiti del 90% tra le persone di età pari o superiore a 85 anni dal picco invernale, molto più del 72% tra le persone di età compresa tra 18 e 49 anni.
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