Salvini e Open Arms, la procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio per l’ex ministro
La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del capo della Lega Matteo Salvini per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’uffiicio al termine dell’udienza preliminare che vede imputato, a Palermo, l’ex ministro dell’Interno. Secondo l’accusa il leader del Carroccio, ad agosto del 2019, avrebbe illegittimamente negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi a largo di Lampedusa dalla nave della ong Open Arms. Il processo è stato aggiornato al 17 aprile, quando prenderà la parola la difesa.
La discussione in aula è stata sostenuta dai tre magistrati presenti dentro al bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La prima a parlare è stata la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella, seguita dal pm Geri Ferrara. Ha concluso il Capo della Procura Francesco Lo Voi. «Non vedremmo come in un caso come questo non si possa chiedere il rinvio a giudizio», ha ribadito il magistrato, che nel corso della discussione aveva dichiarato: «Il contratto di governo di cui parla Salvini non prevedeva il blocco indiscriminato degli sbarchi».
Salvini è accusato di aver privato della libertà per 19 giorni, tra il primo e il 20 agosto del 2019, ai migranti soccorsi dall’imbarcazione umanitaria negando il cosiddetto «safety place» , vale a dire il porto sicuro di sbarco previsto dai tratti internazionali sui soccorsi in mare. Questo nonostante all’allora ministro dell’interno fossero arrivate anche le sollecitazioni del premier Giuseppe Conte attraverso una missiva datata 16 agosto. La vicenda si svolse a cavallo della crisi del primo governo Conte, culminato con l’annuncio da parte di Salvini dal lido del Papeete. Il braccio di ferro fu risolto dal pm di Agrigento Luigi Patronaggio che, dopo aver constatato le precarie condizioni igieniche e di sicurezza a bordo della nave, decise il sequestro preventivo della Open Arms: a quel punto lo sbarco dei migranti a bordo a Lampedusa divenne una scelta obbligata. Nella sua difesa Salvini ha sempre sostenuto che l’accoglienza spettava o alla Spagna (la nave Ong batteva bandiera del paese iberico) o Malta (il punto più vicino al punto in cui si trovava l’imbarcazione).
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