Banche, aziende, politiche del lavoro. Tutte le partite aperte del governo

di Federico Fubini+

Banche, aziende, politiche del lavoro. Tutte le partite aperte del governo

Il ministro dell’Economia Daniele Franco

Molto si può dire di Mario Draghi ma non che non sia consapevole di ogni sua parola. Parla di rado in pubblico, il premier, esattamente per questo: vuole che ciascuna frase pesi. Deve averci pensato venerdì quando ha indicato il suo approccio alla recessione. «In questo anno è necessario accompagnare le imprese e i lavoratori di uscita dalla pandemia. Questo è un anno in cui non si chiedono soldi, si danno. È la politica economica da fare oggi. E basta», ha detto.

Appare impossibile oggi accelerare su riforme destinate a dividere la società e i partiti. Non mentre continuano le morti per Covid-19 e in Italia (come in tutta l’Unione europea) si procede a 0,25 vaccini ogni cento abitanti al giorno, mentre la Gran Bretagna viaggia tre volte più in fretta e il Cile sei volte di più. Mario Draghi sa che il momento di affrontare i mali cronici che frenano l’economia italiana verrà, ma non è adesso. Sa anche che molti invece se lo aspettano – specie fuori dall’Italia – e forse è per questo che venerdì ha detto: «Mi auguro che le future delusioni non siano uguali all’entusiasmo di oggi».

D’altra parte il premier ha scelto. La priorità va ai vaccini, con colloqui in questi giorni anche fra lui e il presidente americano Joe Biden per accelerare le forniture. Va alla protezione economica delle imprese e delle persone fino a dopo l’estate, con un altro stanziamento di entità paragonabile a quello da 32 miliardi appena definito. E va al Recovery – sulla base di un decreto nelle prossime settimane che ne fissi i criteri e i poteri di gestione affidati al ministero dell’Economia – perché possa essere approvato a Bruxelles a giugno. Le scadenze

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