Mario Draghi in mezzo alle bandierine

Italian Prime Minister Mario Draghi attends a press conference after the Cabinet Meeting on economic...
Italian Prime Minister Mario Draghi attends a press conference after the Cabinet Meeting on economic measures to fight the Covid-19 pandemic crisis, Rome, Italy, 19 March 2021. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Enrico Letta attacca Matteo Salvini, il leader della Lega risponde, mentre Matteo Renzi torna a pungolare il Partito democratico, accusa Beppe Grillo di aver fomentato l’odio della politica e Italia viva rispolvera addirittura il Mes. Da qualunque parte si giri, Mario Draghi vede una distesa di bandiere e bandierine, rivendicazioni e propaganda, i partiti che sgomitano l’uno sulla testa dell’altro per avere uno strapuntino di visibilità in più, per dire che la norma decisiva del provvedimento decisivo è merito loro, quel che la loro fetta di elettorato gli ha sempre chiesto.

Ieri la prima bandiera Draghi l’ha piantata nell’occhio di Salvini, che voleva uno stralcio delle cartelle esattoriali ben più ampio di quel che il premier gli ha concesso alla fine di una mediazione che ha bloccato il Cdm per tre ore. “Un’accelerazione targata Lega”, esulta il segretario del Carroccio, “Abbiamo arginato il condono”, gioiscono un po’ tutti gli altri che avevano lavorato alacremente per opporvisi.

Il presidente del Consiglio, nella conferenza stampa di ieri, ha voluto parlare fuori dai denti: “Tutti hanno delle bandiere identitarie si tratta man mano di chiedersi quali sono quelle bandiere identitarie di buon senso e quelle a cui si può rinunciare senza fare danno né alla propria identità né all’Italia”.

Questione risolta? È il mite Enrico Letta, dopo aver attaccato Salvini sui vaccini nel corso della settimana, a dare fuoco alle polveri: “Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio #Salvini”, con tanto di hashtag per non correre il rischio che non finisca in tendenza. “Bravo Enrico”, applaudono i suoi. Un parlamentare spiega: “Condividiamo un posto comune al governo per l’appello di Mattarella e per senso di responsabilità. Ma non abbiamo altro in comune”.

Già, perché ormai a Palazzo dove ti giri è sempre tutto maggioranza. E fatto salvo per la battagliera Fratelli d’Italia, che ha strada libera nel cannoneggiamento dell’esecutivo, l’intero arco costituzionale si trova a condividere la stessa responsabilità, lo stesso progetto e perfino gli stessi provvedimenti, pacchetto completo. E così rimane solo da piantare bandierine in un campo di gioco che si sovrappone, basta guardare al decreto Sostegni, con la Lega a sottolineare lo stralcio delle cartelle, Forza Italia i milioni stanziati per “il sistema neve”, Leu il rinvio del blocco dei licenziamenti.

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