Mario Draghi in mezzo alle bandierine
Figurarsi se Salvini lascia cadere così l’attacco di Letta: “C’è chi pensa allo ius soli e c’è chi pensa agli italiani”, risponde sottolineando proprio la bandiera culturale e identitaria della cittadinanza per chi nasce nel paese tirata fuori dal neo segretario del Pd nel suo discorso d’insediamento. Un Salvini nel frattempo impegnato in una battaglia processuale anche nei confronti di ministri con cui ancora condivide il tavolo del Cdm come Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese. Per la vicenda del blocco di Open Arms è arrivato oggi il rinvio a giudizio, con il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi a tirar fuori le deposizioni di colleghi (ed ex) tra i motivi della decisione: “Il presidente Conte si è espresso in maniera chiarissima sul fatto che la responsabilità dell’atto amministrativo di concessione del pos risalisse alla competenza esclusiva del Ministero dell’Interno cosi’ come ha fatto la ministra Lamorgese, gli altri testimoni e il ministro Di Maio”. Salvini dice di “non essere preoccupato”, mentre conclude il battibecco a distanza con il più tradizionale degli “Enrico stai sereno”.
L’autore del copyright ha dato il suo contributo alla giornata. “Dicevano o Conte o morte, volevano asfaltarci, ma noi siamo ancora qui”, ha detto Matteo Renzi nel suo intervento in streaming all’assemblea di Italia viva. Un buffetto a Letta per riconoscerne la discontinuità dalla ditta precedente, poi giù contro i 5 stelle: Siamo di fronte alla fine di un’esperienza politica di un movimento nato con il Vaffa da, che voleva aprire il paramento come una scatoletta di tonno e oggi si limita a mantenere più poltrone possibile”. Se non fosse stato chiaro, “sono dilaniati e divisi, ma non provo tristezza”. Ce n’è anche per Grillo, “responsabile” della “catena d’odio che la politica ha creato in questi anni”. Si riaffaccia persino il Mes, dopo che Draghi ieri sembra averlo definitivamente archiviato, con Italia viva che per bocca di Luigi Marattin mette “a disposizione del governo Draghi” il suo “piano dettagliato per spendere quelle risorse, perché ancora pensiamo che questa opportunità non vada sprecata”.
Il governo è così largo che rischia di inglobare l’intero campo di gioco, includendone contrasti e contraddizioni, incompatibilità politiche e antipatie personali. Con Draghi baricentro per competenza e autorevolezza, con l’ombrello del Quirinale, la sicurezza che siano poco più di schermaglie, un fare la voce grossa perché menare non si può. Almeno fin quando dura.
L’HUFFPOST
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