Un’occasione per salvare la repubblica

Ora questo si impone, ma la crisi è giunta a un tale punto da rendere necessario quell’impeto di cui prima dicevo. Sarebbe bello potessimo affidarci a qualche aurea mediocritas. Il peso delle necessarie riforme rende questa via impraticabile – non lo dimostrano forse tutti i fatti dell’ultimo ventennio?

Lo Stato è forza, certo, ma con la forza si reggerà poco e male – il suo fondamento sono le buone leggi. Il Paese è stremato dal peso di cattive leggi – leggi che ostacolano ogni decisione e ogni impresa. Alle cattive leggi da anni e anni se ne aggiungono altre, nella vana fede di migliorarle. Alle cattive leggi di una istituzione si aggiungono quelle di un’altra, moltiplicando conflitti di competenza di ogni tipo. Volete che un sistema possa così funzionare? Con norme e ordinamenti che il civis avverte come vincoli soffocanti e non come ciò che tutela la sua sicurezza e il suo lavoro? Non è una repubblica quella che ha istituzioni e leggi così male congegnate.

Non insegna tutto ciò la pandemia che ci angoscia? E come potremmo uscirne “migliori” se non ne comprendiamo la lezione? Si dirà che la tempesta che si è abbattuta su di noi come un fiume rovinoso non era prevedibile. Certo, non lo era nei tempi e nella sua intensità – ma quando i tempi erano quieti che si è fatto in vista di simili sciagure? Si è provveduto con ripari e argini all’eventualità nient’affatto remotissima di formidabili piene? C’erano piani per affrontarle? La fortuna dimostra tutta la sua violenza dove non vi è virtù, e cioè dove non vi è azione politica e l’amministrazione è inefficiente per le cattive leggi.

E’ tempo di deliberazioni audaci. E’ tempo propizio perché si esprima l’impeto di giovani capaci di vedere nella stessa catastrofe l’occasione, il tempo da afferrare per il ciuffo. Natura opposta a quella dei nati vecchi all’ombra e al seguito di poteri costituiti. O magari siano anche cresciuti al loro interno, ma astuti come serpenti nello svuotarli e trasformarli a propria immagine. L’occasione c’è, non c’è dubbio. Draghi è in grado di amministrare la crisi in modo tale da dar tempo a quei giovani e a quelle giovani di maturare la propria virtù e riconoscersi in essa. Se questo tempo verrà sprecato, non salveremo la libertà – quella vera, non formale – della nostra repubblica. Non chiedermi dove stiano e che nome abbiano queste energie. Già una volta ho folleggiato intorno a possibilità irreali, ho confuso fatti con desideri. Sarà la catastrofe stessa a produrle, così come l’eruzione di un vulcano muta imprevedibilmente il paesaggio. Quando avverrà, se avverrà, cercherò di indicare loro i canali da scavare e da percorrere. Di più alla mia età non posso. E ora vale, mi chiamano i miei classici e Roma-Napoli poi. 

LA STAMPA

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