Un tris d’assi nelle città, così i dem danno l’assalto alla campagna d’autunno

Il Governatore sa pure di poter contare sul rischio dell’ “ingorgo” politico ed istituzionale che si aprirebbe per sostituire la terza carica dello Stato e in questo senso nessuno è in grado di misurare appieno la veridicità della voce che attribuisce al Quirinale una moderata freddezza sull’ipotesi di una staffetta a Montecitorio. Ecco perché gli sherpa di Letta, che vede bene Fico, stanno cercando di capire la fattibilità di un’altra candidatura che riesca a mettere d’accordo Pd e Cinque stelle: l’ex ministro dell’Università Gaetano Manfredi che fu chiamato al governo proprio da Giuseppe Conte.

Poi c’è Roma. Letta si è visto con Carlo Calenda, in campo da mesi e gli ha chiesto a quali condizioni sarebbe pronto a fare un passo indietro. E si è sentito rispondere con una domanda: «Ma Nicola che vuole fare? ». Nessuno lo sa. È proprio la domanda che Enrico Letta intende porgere a Nicola Zingaretti nei prossimi giorni. Sperando in un sì. Al Pd pensano che il Governatore del Lazio sarebbe il solo candidato capace di prendere più voti di Virginia Raggi al primo turno ed accedere al secondo contro il candidato del centrodestra. Ma «Nicola è del tutto imprevedibile», spiega un suo stretto collaboratore: per convincerlo, basterà un coro di tutti i capi del partito? Su Torino il misurato pressing del Pd (nazionale) su Guido Saracco può avvalersi di una carta in più: la prima a chiedere la disponibilità al rettore era stata Chiara Appendino. Cinque mesi fa. –

LA STAMPA

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