Pd, trovata intesa su capogruppo alla Camera: sì a una donna. Al Senato Marcucci resiste: “Decidiamo insieme ma no a imposizioni”
La lettera di Marcucci a Letta
Intanto, Andrea Marcucci, attuale capogruppo Pd al Senato, ha inviato una lettera al segretario: “Si dice che chi ha il compito di prendere delle decisioni si senta spesso solo. Io devo essere un uomo particolarmente fortunato, perché in questi tre anni ne ho prese tante ma non mi sono mai sentito solo, non l’ho mai fatto da solo. E anche questa scelta, che tu ci chiedi, la faremo come le altre, tutti insieme, rivendicando la nostra autonomia, rispettando le regole ed accogliendo tutti i consigli ma rigettando anche le imposizioni strumentali. Voglio dire, caro segretario, che in questo gruppo parlamentare crediamo che la questione dell’alternanza di genere sia fondamentale per il nostro partito – si legge nella lettera di Marcucci – Crediamo anche che oltre gli atti simbolici, che pur a volte sono necessari, serva allargare il campo alle prossime elezioni amministrative, si vota in 8 importanti città, ai tanti luoghi dove un Pd declinato troppo al maschile, esercita funzioni di governo, e non ultimo nella cariche apicali del partito, dove per troppi anni le donne non sono state protagoniste. Credo che sia giusto scriverti queste poche righe prima che tu partecipi all’Assemblea del nostro Gruppo perché certe cose rischiano poi di perdersi o di rimanere soffocate nel vociare del dibattito sui giornali, sui social. Certe cose che magari sono piccole, dettagli, cronaca, ma che noi, per le persone che ti troverai davanti tra qualche ora, sono importanti, sono la storia vissuta di questi tre anni. Tre anni che ne valgono molti di più, credimi”, continua la lettera che Marcucci ha scritto a Enrico Letta alla vigilia dell’assemblea dei senatori del Pd. Il presidente dei senatori del Pd ha ripercorso gli ultimi anni (“la storia inizia nel marzo 2018, all’indomani della sconfitta elettorale”) e tutto il lavoro svolto dal gruppo del Senato. Poi, “dopo la crisi del Governo giallo-verde c’erano da mettere le prime faticose pietre sulla strada dell’alleanza del Governo Conte II”, ha continuato Marcucci sottolineando tra l’altro: “Non ti sfuggirà il risultato più importante che abbiamo ottenuto, la svolta europeista di quel governo”. “Altra conseguenza di quel governo è stato il varo di un sistema di alleanze nuovo che ora ci porta a scommettere su un centrosinistra ampio e dialogante”. Poi la pandemia, il governo Draghi e in più le scissioni e il cambio dei segretari: “In tutti questi passaggi, nel gruppo abbiamo discusso, forse anche litigato, senz’altro ci siamo appassionati alla vita del nostro Partito e lo abbiamo fatto sempre – sempre! – con la certezza che ciascuno di noi stesse combattendo una battaglia a viso aperto, leale, e per questo bella, vera. Ed è il motivo per cui siamo oggi qui, ancora in piedi nonostante tutto, stanchi ma orgogliosi del lavoro fatto”, ha concluso Marcucci.
L’intervento di Letta all’assemblea alla Camera
“L’arrivo di Draghi dentro il Consiglio europeo, con tutta la stima che abbiamo per Giuseppe Conte che vedrò domani, è un segnale di un’Italia che può giocare lì un ruolo chiave, mentre la Germania è sotto elezioni a settembre e la Francia a maggio 2022″, ha detto il segretario del Pd. Proprio in riferimento all’elezione del nuovo capogruppo a Montecitorio, Letta ha spiegato: “L’unità con cui siamo usciti dall’Assemblea ha creato un’attesa. L’unità non è unanimità. Qualunque scelta farà sulla donna da eleggere – ha ribadito Letta – sarà per me la migliore, perché il rispetto dell’autonomia del gruppo è per me fondamentale”.
Durante il suo discorso, il segretario democratico ha riservato un passaggio anche all’elezione del nuovo capo dello Stato. “Avremo di fronte passaggi delicatissimi, l’elezione del presidente della Repubblica è un momento cerniera per il Paese, abbiamo bisogno anche per questo di gruppi ben coordinati, non possiamo sbagliare”, ha sottolineato. “Se l’Italia oggi è in piedi è perché in passato non abbiamo mai sbagliato sull’elezione del presidente della Repubblica”. Non è poi mancata una stoccata a Matteo Salvini, dopo le tensioni tra i due in occasione dell’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto Sostegni. “È Salvini che deve spiegare perché sostiene un governo con questo programma. Un grande partito com’è la Lega deve motivare non davanti a un caffè al bar perché passa da anti Ue a pro Ue, altrimenti può cambiare di nuovo così in senso opposto”, ha voluto rimarcare Letta.
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