Israele, Netanyahu esulta: «Grandissima vittoria». Ma per il governo ha bisogno dell’ultradestra
La corsa finale al grido «Oy Gevalt!» (in yiddish suona più o meno «Che paura») questa volta viene interpretata dal premier Benjamin Netanyahu, che ne è il maestro, cercando di spaventare i fedelissimi del Likud e della destra con l’immagine di autobus pieni di sinistrorsi convergenti verso i seggi. Ha scelto di evitare come spauracchio i partiti arabi, usati nelle scorse elezioni, perché potrebbero diventare utili e garantirgli l’appoggio esterno.
Il blocco anti-Bibi è guidato da Yair Lapid (C’è un futuro: 17-18 seggi) e non può essere definito di centro-sinistra perché per avvicinarsi ai 61 deputati necessari ha bisogno di Gideon Sa’ar (fuoriuscito dal Likud in opposizione a Netanyahu): si fermerebbe a 51 (60-61 contando la Lista comune araba) e avrebbe di nuovo bisogno di Bennett, che dovrebbe accettare (improbabile) di allearsi con i laburisti e Meretz. I due partiti storici della sinistra, a rischio scomparsa, sono riusciti a salvarsi con 6-7 deputati a testa.
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