Il nodo Giustizia/ La riforma che punta sulle capacità delle toghe
Paolo Graldi
Il mondo delle toghe deve saperlo: ecco che il metodo del governo “poche parole-molti fatti” si fa strada, e si coglie la determinazione ad intervenire presto e sul serio. Nessuna “rivoluzione” epocale come quelle periodicamente declamate in passato, fino a ieri, e poi rimaste nei cassetti a futura memoria. Decisioni operative, di ampia visione, capaci di incidere con immediatezza, plasticamente, sul settore della Giustizia. Ecco il pacchetto che si sta preparando.
E del resto nel discorso del premier Draghi alle Camere il vasto e controverso tema non era affatto un inciso ma anzi rivestiva un impegno preciso su entrambi i fronti della giustizia, civile e penale. Senza chiasso, silenziosamente, in ambiti diversi, attraverso contributi originali ecco i primi passi nell’era Draghi-Cartabia.
Tanta la carne al fuoco ma solo poche portate sembrano destinate a divenire servizio attivo in tempi brevi. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia, avvolta in un operoso silenzio, si muove con determinazione verso una figura di magistrato dalla potente formazione giuridica, affiancata da una altrettanto forte capacità organizzativa.
Gli
uffici funzionano perché guidati da metodologie collaudate, serie e
severe, catene di montaggio giuridico-giudiziario intelligenti, nemiche
delle lentezze e delle lungaggini: le istruttorie e i processi si
muovono con cadenze verificate, le risposte attese dalla società
giungono in tempi ragionevoli, l’arretrato si assottiglia, quasi si
prosciuga.
Lo “scandalo Giustizia”, inadeguata ai tempi e perciò inadempiente, si trasforma in “macchina della Giustizia”.
Se per un verso il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini, accarezza l’idea di istituire delle pagelle da aggiornare periodicamente e finalizzate alla verifica della fondatezza di provvedimenti e sentenze dei magistrati, (proposta che trova ammiratori e acerrimi nemici in dosi uguali), la ministra Guardasigilli mette in campo, e vedremo quanto seguito avrà, l’idea di istituire corsi obbligatori con aumentata attenzione per i profili organizzativi e amministrativi. Verrebbero tirati in ballo anche docenti e testimoni esterni al circuito giudiziario.
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