Se la Germania cade sul virus Il caso tedesco

Gian Enrico Rusconi

In Germania l’autorevole “Die Zeit” fa una preoccupatissima analisi di quanto sta accadendo nel Paese, di fronte alla pandemia e alle difficoltà di contenerla. Arriva alla conclusione che i tedeschi stanno perdendo la fiducia nel loro Stato. Non è una affermazione di poco conto per la storia e la società tedesca. Non si tratta di una generica insoddisfazione verso il sistema partitico o singole personalità politiche. La lotta alla pandemia è considerata un compito specifico dello Stato in quanto istituzione nella sua interezza, comprensiva della sue articolazioni amministrative e regionali.

Di conseguenza l’ insoddisfazione per la deficitaria gestione della pandemia investe lo Stato come tale. Il tradizionale affidamento dei tedeschi alle competenze dello Stato sta venendo meno come mai è accaduto prima. Con conseguente inattese. I cittadini tedeschi – prosegue la “Die Zeit” – sono insoddisfatti di tutto: scuole, economia, vaccini. In tutti questi ambiti il grado di soddisfazione è sempre molto basso. Si lamenta che gli insegnanti sono costretti a lavorare nelle scuole senza essere stati sottoposti ad alcun test preventivo; che medici e infermieri sono impegnati nelle terapie intensive inadeguate a fronte delle esigenze dei pazienti. I lavoratori autonomi attendono invano da mesi i sostegni promessi e sono in preda al cinismo. In tutte queste situazioni, gli interessati non mostrano soltanto rabbia, ma incredulo stupore per le inadeguatezze dello Stato. Un titolo dello Spiegel parla di “Vergogna e scandalo: la nuova incapacità tedesca”. Si chiede: “È davvero possibile che lo Stato tedesco non sappia fare di meglio?”. Dovunque insufficienze, ritardi o dilazioni. I più, se non diventano subito critici furiosi della politica e delle sue istituzioni, non le considerano più positivamente come prima. Quando in ufficio, in famiglia o su internet qualcuno insulta “quelli che ci stanno sopra”, non dissentono. C’è il pericolo che a lungo termine il disprezzo della politica diventi dominante, egemonico.

Di fronte a questo quadro viene spontaneo pensare alla situazione italiana. Materialmente è altrettanto seria e motivo di lamento, ma non sembra tradursi in un’accusa così diretta allo Stato come tale.

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