Statali, smart working solo al 30% e maggiori controlli sui furbetti
IL DIETROFRONT
Pure per questo il ministero della Pa ha deciso di cambiare approccio in materia e ha manifestato ai sindacati la propria disponibilità a rivedere al ribasso i target sul lavoro agile nella fase post-Covid. La priorità del resto è quella di efficientare la Pa e se lo smart working dovesse rivelarsi un ostacolo allora verrà ridimensionato ulteriormente. Come? Nelle amministrazioni pubbliche che in futuro registreranno un abbassamento del livello della qualità dei servizi forniti, la quota di smart worker potrebbe addirittura essere azzerata. Resta da vedere come verranno misurate da un lato le performance delle amministrazioni pubbliche e dall’altro quelle dei lavoratori agili. L’intenzione è di coinvolgere nel processo di valutazione sia gli utenti interni che esterni: dirigenti pubblici, semplici funzionari, cittadini e imprenditori. I tempi di risposta e di rilascio delle pratiche potrebbero essere uno dei criteri sulla base dei quali effettuare le valutazioni.
Il piano del ministro Renato Brunetta per disciplinare lo smart working nella Pa sta insomma prendendo corpo. Per diffondere il lavoro agile senza mettere a repentaglio la produttività sono previsti anche investimenti massicci in formazione. Saranno disegnate politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento alle competenze informatiche e digitali.
IL MESSAGGERO
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