Letta e Conte, la foto delle buone intenzioni
La parola “cantiere” è tra le più abusate della politica italiana e ragioni quantomeno scaramantiche suggeriscono di trovare sinonimi. Diciamo così: conta la foto, al termine di un colloquio di un’oretta nella sede dell’Arel. La prima per Conte, che segna il suo ritorno da leader dei Cinque Stelle. La prima a cui Letta dà una certa enfasi, nell’ambito del suo giro di incontri per la costruzione di un nuovo centrosinistra, parlando alla fine dell’incontro di un impegno comune per una “nuova affascinante avventura”.
L’istantanea racconta di una cornice ancora tutta da riempire nei contenuti, nel pathos, negli assetti. E nelle modalità stesse con cui stare nel Governo Draghi, trasformando in opportunità la dura necessità che entrambi i partiti hanno subito con grande travaglio identitario. E se non è banale proprio che il dialogo sia ripartito da una piena accettazione della nuova fase, che significa convinto sostegno al Governo fondato su una certa idea dell’Europa, e da una promessa di dialogo sulle riforme, è evidente che ben altri sono i terreni su cui si misurerà la tenuta e il consolidamento dell’alleanza, a partire da un’agenda sociale ancora tutta da scrivere. Perché un conto è avere come collante il governo, il potere e una leadership investita del ruolo di federatore, altro è scoprire, nelle asprezze di un’inedita quotidianità e di una crisi sociale senza precedenti, le ragioni dello stare assieme.
La foto, che comunque indica una volontà – di questi tempi poco comunque non è – suggerisce una certa prudenza nel parlare enfaticamente di “nuovo Ulivo”, almeno finché non interverrà nel processo l’elemento popolare, che del “vecchio Ulivo” a rappresentò linfa vitale. E almeno finché i due partiti, ognuno alle prese con i suoi problemi identitari, non troveranno un assetto più definito e coerente al proprio interno. La stessa vicenda dei capigruppo questo racconta, delle difficoltà del cambiamento perché è vero che alla fine il capogruppo Marcucci ha fatto un passo indietro, ma al tempo stesso ha indicato, come suo successore Simona Malpezzi, che ha il suo stesso tasso di renzismo e appartiene alla sua stessa corrente.
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