Letta e Conte, la foto delle buone intenzioni
Ecco, l’idea di un cammino comune non può non fondarsi sulla solidità di ognuno sulle proprie gambe. Quel che si intravede è il tentativo che soprattutto anima il segretario del Pd, con apprezzabile attivismo e forza di volontà, di ricollocare il rapporto con i Cinque stelle nella nuova fase: non un’alleanza tutta difensiva, che nasce in nome del pericolo sovranista e sta in piedi grazie a una certa subalternità del Pd all’alleato, ma il tentativo di costruire – e guidare – un campo su valori comuni, programmi e proposte che ha come precondizione un’evoluzione europea del Movimento di Conte, resa possibile da questi anni di governo, ma non ancora compiuta fino in fondo.
Di questo perimetro di volontà fa parte la ricerca e di un’alleanza alle amministrative del prossimo autunno, nelle principali città italiane. Un voto politico, come ogni voto. Finora, in tutti i test durante il governo Conte è andata male: dove l’alleanza si è fatta, come in Liguria e in Umbria, ha avuto esiti catastrofici; dove invece il Pd ha vinto (Campania, Toscana, Puglia ed Emilia) ha vinto senza l’alleanza con i Cinque stelle. Stavolta la ricerca di un percorso comune sembra essere più determinata, quantomeno nelle intenzioni, ma altrettanto complicata nella realizzazione. Sulla carta Fico è perfetto per Napoli, ma Letta ha un problema di nome De Luca che banale non è; a Roma l’idea è che chi arriva al ballottaggio, sarà sostenuto dall’altro, che funziona bene a parole, meno nei fatti, a giudicare dal duro botta e risposta tra Raggi e Zingaretti e comunque il Pd è alla ricerca di un candidato che tenga unito innanzitutto il centrosinistra; a Torino la ricerca del civico è in alto mare. Se di cantiere s’ha da parlare, ognuno è alle prese col proprio.
L’HUFFPOST
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