Zona rossa per la Lombardia, Lazio arancione, Veneto in bilico: i nuovi colori delle regioni
Lombardia e Valle d’Aosta in rosso, Lazio e Toscana in arancione. In attesa delle valutazioni della cabina di regia, le regioni analizzano i dati Rt. E fanno previsioni sulla fascia di colore che scatterà lunedì 29 marzo. È appena iniziato l’incontro tra i governatori e la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini per parlare di vaccini ma anche delle prossime misure. «Siamo al lavoro perché aprile sia il mese della rinascita, delle riaperture, del rilancio. Il sostegno più efficace è il ritorno al lavoro: gli italiani hanno tenuto duro un anno, si meritano il ritorno alla vita», dichiara il leader della Lega Matteo Salvini.
Il caso del Veneto
«Le
proiezioni che abbiamo è di un Rt ai limiti della zona arancione e
abbiamo una incidenza ancora intorno ai 250 casi ogni 100mila abitanti.
Le legge prevede che questi parametri debbano rientrare sotto soglia per
cambiare zona, stiamo aspettando con ansia le attribuzione dei
parametri», spiega il presidente del Veneto Luca Zaia. «Direi
proprio di no: siamo a 248 nuovi casi su 100mila abitanti e abbiamo un
Rt di 1,09-1,10, quindi siamo in zona arancione», dichiara il
governatore della Toscana Eugenio Giani.
Le regioni in zona rossa
Il Campania, Friuli Venezia Giulia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte, la Provincia di Trento, le Marche, la Lombardia e la Puglia sono già rosse. Come detto, le rosse Lazio e Veneto potrebbero cambiare colore.
L’ordinanza di Speranza e le regole in zona rossa
L’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza sarà firmata domani, venerdì 26 marzo, ed entrerà in vigore lunedì. Dal 3 al 5 aprile tutta Italia tornerà in rosso per evitare gli spostamenti durante le festività pasquali. Nelle zone arancioni rimangono chiusi bar e ristoranti, aperti parrucchieri e centri estetici, i negozi. Si può circolare all’interno del Comune. Nelle zone rosse i negozi sono chiusi – tranne quelli inseriti nella lista dei codici Ateco che consentono l’ingresso al pubblico come servizi essenziali — chiusi bar e ristoranti, anche i parrucchieri e i centri estetici. Vietato uscire di casa se non per comprovate esigenze.
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