Draghi, nel nervosismo delle Regioni un sintomo di difficoltà
di Massimo Franco
Il nervosismo delle Regioni di fronte alla sferzata arrivata due giorni fa da Mario Draghi è la conseguenza dell’incertezza sui tempi delle vaccinazioni. Il sospetto è che la richiesta fatta ieri di un incontro urgente col governo rifletta anche il timore dei cosiddetti «governatori» di entrare in conflitto tra di loro; con un’ansia che somma «colore» politico delle giunte, e «colore» definito dalla gravità dei contagi: entrambi destinati a proiettarsi sulla maggioranza. Ma la reazione, prima limitata al mugugno, ora istituzionale, è un segno di difficoltà e debolezza.
Gli enti locali vivono uno dei momenti di massima contestazione. La confusione e i ritardi nel contrasto al coronavirus sono un biglietto da visita sgualcito per alcune nomenklature e strutture regionali. E le critiche di Palazzo Chigi acuiscono la sensazione di un’ulteriore delegittimazione; e in prospettiva di un ridimensionamento dei loro poteri, e non solo in materia sanitaria. Chiedere un cambio di passo precisando che lo devono fare «insieme Governo e Regioni», è un modo per togliersi di dosso una parte di responsabilità; e per additare supposte inadempienze dell’esecutivo.
Si tratta di un protagonismo dei poteri locali che cresce in questa fase di unità nazionale, perché l’ipoteca dei partiti su Draghi è relativa. Dialogo e conflitto tra Stato e Regioni avvengono senza mediazioni. Si assiste così a manifestazioni di un malessere che riemerge come era accaduto in passato: anche se sembrava archiviato. In realtà, quando le cose marciano a rilento, il cortocircuito tra poteri ritorna quasi per forza di inerzia.
I contrasti tra Commissione europea e multinazionali farmaceutiche sulle forniture di vaccini sono catalizzatori di incertezza. E, a cascata, mettono in tensione i sistemi dei singoli Paesi. La conseguenza è di accentuare i difetti organizzativi, le contraddizioni e le distorsioni che in tempi normali alcune regioni, in particolare, riescono a velare o semplicemente non vedono. Ma se questo è lo sfondo, aumenta l’esigenza di riscrivere i rapporti e le competenze. Si indovina un difetto di fondo che emergenze come la pandemia rivelano e estremizzano.
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