Se i Paesi vanno in ordine sparso

Anche perché il primo ministro inglese Johnson, l’unico interlocutore in grado di convincere la ditta produttrice a mutare atteggiamento, nicchia. E ha cominciato a rallentare la campagna fin qui record del Regno Unito, per dimostrare che anche lui ha i suoi guai.

E qui veniamo al secondo aspetto complicato che ha pesato sul vertice. Più che alla scarsa disponibilità di Johnson, infatti, la speranza di collaborazione e solidarietà in termini di dosi effettivamente consegnate, e non solo promesse, era legata al recupero, in un certo senso al capovolgimento, delle relazioni tra Europa e Usa dopo l’elezione di Biden. Ma il presidente americano s’è fatto precedere da un discorso che fa il bilancio dei suoi primi mesi alla Casa Bianca e fissa obiettivi anche più ambiziosi di quelli realizzati finora (tra cui cento milioni di vaccinati nei primi cento giorni). Difficilmente, quindi il nuovo corso, che va certamente nel senso di un rinnovamento del tradizionale rapporto Usa-Ue sepolto dalla dottrina trumpiana dell’ “America first”, si tradurrà nell’aiuto concreto di forniture di fiale che sarebbero state (e adesso forse non sono più) in eccesso rispetto alle esigenze dei cittadini americani. Così la questione dei vaccini, decisiva per uscire dall’anno terribile della pandemia, rimane ancora drammaticamente insoluta.

LA STAMPA

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