Draghi: “Ingannati da Big Pharma è l’ora di progettare gli eurobond

Alessandro Barbera

Se l’Europa somigliasse un po’ di più agli Stati Uniti, se fosse una vera federazione con un vero bilancio e un debito comune, forse la vicenda dei vaccini sarebbe andata diversamente. E invece la gestione della pandemia è stata un pasticcio, «e i cittadini si sentono ingannati da alcune case farmaceutiche». Con il passare dei giorni Mario Draghi smette il guardaroba del banchiere centrale e si fa sempre più politico. La riunione a distanza dei capi di Stato dei Ventisette avrebbe dovuto avere in agenda molti temi, fra cui il delicato dossier russo. Ma l’irrisolta emergenza Covid e la paura per le infiltrazioni informatiche hanno costretto i leader ad accorciare l’agenda e a dedicarla quasi esclusivamente ad uno dei grandi fallimenti della storia dell’Unione.

Draghi davanti ai colleghi ripercorre l’ormai nota vicenda dei 29 milioni di dosi AstraZeneca stoccate nel deposito di uno stabilimento di infialamento ad Anagni. La segnalazione degli uffici della Commissione europea di Bruxelles, la telefonata al ministro della Salute Roberto Speranza, la lunga ispezione dei Nas dei Carabinieri. A quel punto Draghi, rivolto allo schermo, chiede a Ursula von der Leyen se quei vaccini poi spediti in parte in Belgio non possano restare almeno nell’Unione. «Le dosi prodotte nell’Unione saranno destinate alla Unione», risponde la tedesca. Le ispezioni hanno stabilito che si tratta di 16 milioni di dosi. Altri 13 milioni di fiale sono state prodotte invece in Cina e Corea del Sud. «Quelle non possiamo bloccarle» e sono destinate al programma Covax per i paesi poveri. Durante la prima riunione dei Ventisette da premier, Draghi si era detto dubbioso sul fatto che i cittadini europei avrebbero capito l’importanza di quel programma. Quei dubbi non sembrano aver avuto la meglio. Il giudizio di Draghi sul lavoro di questi mesi di von der Leyen non è lusinghiero, ma fra partner occorre fair play. D’altra parte nemmeno Angela Merkel è soddisfatta del lavoro della sua ex ministra, ed entrambi sanno che governare istituzioni complesse non è facile. I due, nonostante l’incidente dello stop non concordato alle somministrazioni di AstraZeneca, si sentono molto spesso e sono in sintonia. Entrambi sono convinti che con l’aiuto di Joe Biden si possa risolvere il problema delle forniture dei vaccini. Dall’altra parte dell’Atlantico sono custoditi milioni di dosi proprio del farmaco AstraZeneca, il cui utilizzo è bloccato dalla (finora) mancata autorizzazione dell’ente di controllo americano, l’Fda. La Casa Bianca ha deciso nel frattempo di inondare il mondo con un vaccino monodose simile per facilità d’uso a quello anglo-svedese, ovvero Johnson and Johnson. In Italia è già stato firmato un accordo per l’infialamento di quel prodotto in uno stabilimento laziale, i tedeschi hanno fatto un accordo simile allargato alla produzione.

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