Trasferimento, ferie forzate o licenziamento: ecco la stretta sugli operatori sanitari No vax

niccolò carratelli, paolo russo

ROMA. Per gli operatori sanitari che lavorano a contatto con i pazienti il vaccino anti-Covid sarà obbligatorio. Il governo ha deciso, Mario Draghi ha annunciato un decreto legge che definirà le regole e le conseguenze per i trasgressori: «Ci sta lavorando la ministra Cartabia», ha spiegato il premier. «Il provvedimento è in fase istruttoria», precisano dalla Giustizia. Ma l’ossatura della norma c’è già e potrebbe anche finire nel decreto Covid, che il governo reitererà la prossima settimana. Prima di tutto, si introdurrà l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari a contatto con i pazienti, perché senza questo passaggio ogni misura potrebbe essere letta come discriminatoria e aprire la porta a una valanga di ricorsi. L’obbligatorietà interesserebbe, dunque, medici e infermieri che prestano assistenza ai malati, ma anche radiologi o assistenti socio-sanitari, che a contatto con i fragili ci sono eccome. Esclusi sarebbero amministrativi, tecnici di laboratorio o addetti alle pulizie, che i pazienti al massimo li incrociano in corridoio.

Dal punto di vista delle sanzioni la parola d’ordine è «gradualità». In una prima fase scatterebbe, infatti, il trasferimento ad altra funzione, che escluda il contatto con gli assistiti. Mica facile quando si parla di medici o infermieri. Dove non fosse possibile, una delle opzioni più immediate è il ricorso alle ferie forzate, come già avvenuto per i dipendenti di alcune Rsa, in diverse regioni italiane. Esaurite le ferie, essendo escluse sanzioni pecuniarie, per i no vax in camice scatterebbe il licenziamento, che non sembra più essere un tabù nel governo Draghi. Covid, Draghi: “Interverremo su operatori sanitari non vaccinati”

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