Trasferimento, ferie forzate o licenziamento: ecco la stretta sugli operatori sanitari No vax

In ogni caso, tra i medici e gli infermieri che lavorano in Asl, ospedali e cliniche private, a rischiare di perdere il posto sarebbero in pochi. I numeri non sono ancora precisi alla virgola, ma la percentuale di adesione alla campagna vaccinale, in particolare tra i dipendenti del Servizio sanitario nazionale, è bulgara: intorno al 98%, anche se per ora la puntura l’ha fatta “solo” l’86,2%. Il problema si pone per gli operatori socio-sanitari, quelli che una volta si chiamavano ausiliari. Personale non laureato che si occupa per lo più dell’igiene dei ricoverati. Sono circa 250mila, il 20% non si sarebbe vaccinato. Il fatto è che sono proprio loro ad assistere in maggioranza gli anziani delle Rsa, dove il personale già scarseggia. Per questo, più che a punire, con l’inserimento dell’obbligo vaccinale per legge si punta a recuperare una quota importante degli attuali “disertori”. Senza temere più di tanto i ricorsi, che comunque ci saranno.

La base giuridica, del resto, è solida, con diverse sentenze della Corte costituzionale che negli anni hanno stabilito come, di fronte a emergenze sanitarie (e la pandemia lo è senza dubbio), «la necessità di tutelare la salute pubblica» possa prevalere sul diritto dei singoli di rifiutare un determinato trattamento sanitario. L’ultima volta, la Consulta lo ha ribadito nel 2018, quando ha respinto il ricorso della Regione Veneto contro il decreto Lorenzin. La legge, all’epoca molto discussa, ha reso obbligatori 12 vaccini (poi ridotti a 10, di cui 4 “storici”) per l’ammissione a scuola dei bambini fino a 6 anni, mentre per gli studenti che frequentano la scuola dell’obbligo, se non in regola con le vaccinazioni, i genitori rischiano una multa fino a 500 euro.

Nella sentenza dei giudici costituzionali si fissa un principio decisivo: «La legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’articolo 32 della Costituzione se il trattamento è diretto non solo a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche quello degli altri». E, ancora, «se si prevede che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che è obbligato, salvo che per quelle sole conseguenze che appaiano normali e, pertanto, tollerabili».

Tra i giudici che hanno firmato quella sentenza c’era la professoressa Marta Cartabia, che ha anche redatto materialmente il documento con le motivazioni. Il fatto che ora tocchi a lei, da ministra della Giustizia, il compito di scrivere il nuovo decreto «accelera i tempi, perché non avrà bisogno di leggere tanto», ha ironizzato Draghi.

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.