Il compromesso di Draghi mette all’angolo Salvini
ALESSANDRO BARBERA, AMEDEO LA MATTINA
ROMA. Una sconfessione delle richieste di Matteo Salvini, che vorrebbe negozi aperti ovunque dopo la Pasqua, ma anche una forzatura verso l’ala rigorista di Pd e Cinque Stelle, che avrebbero rimandato la riapertura delle aule. Eppure, come già era accaduto sui condoni delle cartelle esattoriali, chi paga il prezzo più alto alle scelte del governo di Mario Draghi è il leader leghista. All’ora di pranzo, durante la riunione di maggioranza, il premier ha detto a Giancarlo Giorgetti che i numeri dei contagi e dei morti è ancora troppo alto. «Bisogna essere pragmatici, realisti: apriremo le scuole fino alla prima media. Di più non si può fare, poi vedremo». Il ministro leghista dello Sviluppo economico ha fatto la sua parte su input del segretario. «Condivido l’apertura parziale della scuola, ma rimane un gigantesco problema per le attività economiche». È vero, ha spiegato il premier, i dati migliorano e fanno ben sperare, «tuttavia è presto per prendere una decisione. Il rischio è di vanificare tutto, anche questi deboli segnali positivi». È la linea di sempre dell’ala rigorista del Pd, dei ministri Dario Franceschini e Roberto Speranza, spalleggiati dal collega Cinque Stelle Stefano Patuanelli.
La Lega ha tentato fino all’ultimo di ripristinare il sistema a tre colori, quello che fra gennaio e febbraio aveva permesso ai ristoranti di restare aperti fino al tramonto nelle zone gialle. La prudenza imposta dal Comitato tecnico scientifico non ha mai lasciato spazio all’ipotesi. A quel punto il dibattito è virato sulla possibilità di non attendere la fine di aprile per valutare le riaperture, e sulla necessità di pensare ad ulteriori misure di sostegno alle attività che saranno costrette a tenere abbassata la saracinesca. La riunione non è stata in grado di entrare nel merito, ma nella maggioranza si sta valutando un nuovo decreto Sostegni-bis per altri venti, forse trenta miliardi di euro.
Il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini preme per indennizzi più forti dell’ultimo decreto, ma questa volta gli aiuti non saranno a pioggia ma mirati alle attività più in sofferenza: bar, ristoranti, palestre. Fedele allo stile di lotta e di governo, Salvini stavolta è riuscito a infastidire il solitamente impassibile Draghi. Tutto avviene davanti ai giornalisti, nei primi minuti della conferenza stampa del premier con una dichiarazione del leghista. «È impensabile tenere chiusa l’Italia per tutto il mese di aprile. Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue, e soprattutto dei dati medici e scientifici, chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano in sicurezza le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi.
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