Il compromesso di Draghi mette all’angolo Salvini
Qualunque proposta in Consiglio dei ministri e in Parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita». Draghi, a precisa domanda di un cronista, ha risposto con un impercettibile sorriso: «Pensabile o impensabile dipende solo dai dati che vediamo. Dopo un anno di sofferenza si sa qualcosa di più sulle fonti di contagio, un anno di sofferenza ha mostrato che queste regole non sono campate per aria. È desiderabile riaprire, questo lo è anche per me, dopo di che quando, se e come, dipende dai dati a disposizione».
Una risposta tanto pacata quanto difficile da replicare. Per evitare di far salire ulteriormente la tensione, l’ultima parola è affidata a «fonti della Lega». «Se con contagi alti e ospedali pieni si chiude, con contagi bassi e ospedali a posto si apre. Semplice. Siamo perfettamente d’accordo. Diciamo solo che non è possibile decidere adesso che per tutto aprile, qualunque cosa accadrà, tutto rimarrà comunque chiuso. Salute e lavoro non sono nemici».
Nella maggioranza c’è chi sospetta uno studiato gioco delle parti, in cui Salvini giocherebbe il ruolo del poliziotto cattivo per tenere caldo l’elettorato. Un po’ di lotta e un po’ di governo, per non scoprirsi troppo a destra. «Soffre la concorrenza di Giorgia Meloni», spiegano fonti di maggioranza che chiedono l’anonimato. «Ma invece di parlare di aperture e chiusure, nella Lega farebbero bene a occuparsi dei problemi sanitari nelle Regioni che governano e delle crisi industriali sul tavolo di Giorgetti».
LA STAMPA
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