Piano Cartabia per potenziare la giustizia: “Rivoluzione digitale e 16 mila assunzioni”
Francesco Grignetti
ROMA. Nelle stanze della ministra Marta Cartabia sta prendendo corpo la giustizia che verrà. Un intervento complesso, su più piani, evitando quello che lei stessa ha definito «l’equivoco per il quale l’obiettivo di una giustizia più effettiva ed efficiente, oltre che più giusta, possa essere raggiunto solo attraverso interventi riformatori sul rito del processo o dei processi». No, per trasformare la giustizia italiana, oltre le riforme sul penale, il civile e il Consiglio superiore della magistratura di cui si discuterà in Parlamento, occorrono carne e sangue, nel senso di grandi investimenti, migliaia di nuovi assunti, ristrutturazioni edilizie e un massiccio ricorso al digitale. Il primo tassello della trasformazione saranno quindi i miliardi del Recovery Plan. Per la Giustizia saranno circa 3 miliardi, ma non finisce qui perché è ancora in discussione il capitolo sull’architettura penitenziaria.
Il primo intervento riguarderà il personale. Attualmente i dipendenti della Giustizia, magistrati esclusi, sono pochi, stanchi e in età avanzata. Grazie al Recovery, verranno stanziati 2,29 miliardi di euro per 16.500 nuovi assunti a tempo determinato. Di questi, 3.000 saranno amministrativi e tecnici vari. Gli altri saranno giovani laureati in materie giuridiche ed economiche che daranno linfa al cosiddetto Ufficio del Processo, istituito nel 2012 da quell’altro tecnico sopraffino che fu la ministra Paola Severino, ma rimasto a livello sperimentale. «Un modello organizzativo – ha sintetizzato Cartabia davanti al Parlamento – che rafforza la capacità decisionale del giudice inserendo nello staff gli assistenti sul modello dei “clerks” dei paesi anglosassoni, incaricati della classificazione dei casi, della ricerca dei precedenti giurisprudenziali e dei contributi dottrinali pertinenti, della predisposizione di bozze di provvedimenti». L’Ufficio del Processo dovrebbe essere quella marcia in più che permetterebbe al giudice ovviamente di restare sempre il protagonista assoluto e solitario delle decisioni, ma anche di essere supportato per tutto quanto riguarda la parte «conoscitiva» e «organizzativa» preliminare, con evidenti riflessi su durata e qualità del processo.
Il secondo tassello riguarda i palazzi di Giustizia. Sono in arrivo 426 milioni di euro per ammodernare, ristrutturare o addirittura costruire ex novo una quarantina di sedi in tante città italiane. È uno scandalo lo stato di troppi tribunali o procure. E qualche giorno fa, a una madre di Teramo che le aveva scritto lamentando che per suo figlio, un operaio morto in un incidente sul lavoro, il processo non è mai stato nemmeno avviato per le condizioni del palazzo di Giustizia, lei ha preso un impegno: «Non deve succedere mai più».
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