Covid, perché l’Italia sta già vivendo gli effetti dell’immunità di gregge
«Basta questa percentuale – spiega Battiston – per rassicurarci un po’ e per dire che stiamo già vivendo i benefici di una immunità. Oggi, altrimenti, non avremmo un indice Rt in calo, intorno all’1, ma probabilmente a 1,3». Una spiegazione che trova allineato anche Di Perri. Con un’aggiunta: «Bisogna correre, perché non sappiamo quanto gli effetti di protezione dal virus durino una volta contratto o una volta che si è stati vaccinati. E le varianti rischiano di essere più veloci». Insomma, bisogna accelerare sulla campagna di vaccinazione. «Per questo Israele e Regno Unito sono gli esempi da seguire» spiega Battiston.
L’importanza dell’indice Rt
A dirci in che direzione stiamo andando e quindi a diventare una sorta di cartina di tornasole dell’epidemia da coronavirus, sono due dati. Eccoli. Sono l’indice di contagio Rt e l’incidenza dei contagi ogni 100 mila abitanti.
Analizzeremo il primo. Osservando l’indice Rt abbiamo visto che dalla sua oscillazione sotto 1 o superiore a 1 (attualmente è attestati a 1,08 dall’1,6 di due settimane fa) dipende la messa in lockdown dell’Italia o delle singole regioni o, addirittura, di piccoli Comuni se i controlli sono particolarmente puntuali e precisi. Abbiamo visto, poi, come questo parametro può cambiare velocemente: è sufficiente il dato della Valle d’Aosta, regione passata da un indice Rt abbondantemente sotto l’1 al peggiore Rt in Italia in questo momento. Vale la pena ricordare di che cosa stiamo parlando. Vaccini e regioni, Figliuolo: “Non esistono disparità”
Per dirla con un esempio, l’indice Rt ci dice quante persone possono essere contagiate da una sola persona in media e in un certo periodo di tempo e in relazione all’efficacia delle misure restrittive. Se l’indice Rt è 2 significa che una persone ne può contagiare 2, se è 1,5 una e mezza e così via. Ecco perché, più è basso, più saremo lontani dal pericolo della diffusione del virus. E qui entra in gioco la questione dell’immunità di gregge. «Quando la raggiungeremo? Quando questo parametro sarà a zero in tutta Italia – spiega Battiston –. E questo accadrà quando l’80% circa della popolazione sarà immunizzata». E’ ovvio che, nella decisione se chiudere o no una regione incida molto l’indice di contagio sui 100 mila abitanti. «Ma abbassando l’Rt – spiega Battiston – cala anche quest’ultimo».
Bisogna fare in fretta e attenzione alle varianti
«Accelerare sui vaccini ora è importante anche in funzione di questa piccola immunità che ci tutela un minimo – spiega Di Perri – e che dobbiamo incrementare». Perché sono sempre le varianti a preoccupare: per fortuna sta dominando quella inglese, che ha una prevalenza media in Italia del 54,0%, con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0% e il 93,3% (dati dell’Istituto Superiore di Sanità) e che viene neutralizzata dai vaccini. Il direttore Giannini a Radio Capital: “Se la campagna vaccinale continua così, l’immunità non verrà raggiunta prima del 2023. Basta giochetti da parte delle case farmaceutiche”
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