La destra moderna che serve al Paese
di Ernesto Galli della Loggia
Oggi Fratelli d’Italia si trova in un certo senso nella stessa situazione dei 5 Stelle nel 2013. Questi ultimi, attestati allora su un clamoroso risultato elettorale del 25 per cento ma restati fuori da ogni combinazione ministeriale e via via accreditati negli anni seguenti di una continua crescita di voti (infatti ottennero oltre il 32 per cento nel 2018), invece di impiegare i cinque anni d’intervallo per liberarsi dei sommari enunciati demagogici dei loro inizi, per familiarizzarsi con i problemi della realtà effettiva e non già di quella fantasticata, invece di rinnovarsi in vista dei futuri compiti, i 5 Stelle, dicevo, invece di tutto ciò continuarono a gingillarsi nel nulla preparando così la propria rovina. La natura e la vicenda di FdI sono del tutto diverse, naturalmente, ma anche essi sono accreditati da tempo di una futura avanzata elettorale che potrebbe tradursi domani in un importante ruolo di governo; e anch’essi quindi avrebbero bisogno di darsi una veste ben più convincente di quella sommaria e prevedibile, sempre tentata da toni d’opposizione a prescindere e talora schiettamente reazionari.
La Destra italiana del ventunesimo secolo si divide tra il populismo arrabbiato della Lega e il vaporoso liberalismo di Forza Italia, mai capace di precisarsi in qualcosa di più consistente. Poi c’è Fratelli d’Italia. Non credo che lo si possa più considerare un partito neofascista, pur se esso viene da territori della storia che portano quel nome.
Al massimo la sua lontana origine si manifesta oggi in una postura difensiva contro le smargiassate dell’antifascismo di professione. Quanto invece al suo rispetto delle regole della democrazia fissate dalla Costituzione, mi sembra che non possano esserci dubbi. Certo, della Carta costituzionale Fratelli d’Italia non condivide il pervasivo afflato progressista, ma fino a prova contraria quell’afflato non lo condividevano neppure uomini come Malagodi o, mettiamo, Salvemini: il primo a causa del suo liberalismo duro e puro, il secondo per via del dissacrante realismo che non cessò mai di animarlo. Ma possono essere considerati per questo antidemocratici? In realtà quanto è racchiuso in molti dei cosiddetti «valori costituzionali» è cosa diversa dalla democrazia: è la democrazia come ideologia, che può essere condivisa o no senza che per questo si diventi dei nemici delle sue regole. Come accade infatti a un gran numero di partiti conservatori europei.
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