Lockdown, verso chiusure sino a maggio. «Con questi dati un mese senza zone gialle»
Come ci hanno già mostrato, drammaticamente, i precedenti di Regno Unito, Francia e Germania, le varianti hanno peggiorato il quadro rispetto a un anno fa. L’inglese, in particolare, ha una velocità di trasmissione superiore al 30 per cento rispetto a quella originaria. Una delle ipotesi di lavoro degli studiosi è che questa variante contagi di più anche perché la positività dura più a lungo e dunque ci sono più giorni a disposizione per trasmettere il virus. Vi sono Regioni, a partire dall’Abruzzo e dall’Umbria (dove è forte anche la presenza della variante brasiliana) che l’hanno già vissuta sulla propria pelle.
I dati
La mutazione inglese è da almeno un mese la prevalente. Oggi saranno pubblicati gli ultimi dati del survey del Ministero della Salute sulla diffusione delle varianti. Già il precedente uscito a inizio marzo, diceva che «la prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 era del 54,0 per cento, con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0 e il 93,3, mentre per quella brasiliana era del 4,3 per cento (0-36,2) e per la “sudafricana” dello 0,4 per cento (0-2,9)». I dati in elaborazione diranno che la variante inglese ormai rappresenta il 70-80 per cento dei positivi trovati in Italia. Ricordiamolo sempre: non aggira il vaccino, ma secondo l’esperienza britannica contagia più facilmente i minori (per fortuna senza malattia) e questo rende più insidiosa la riapertura delle scuole.
Il Lazio è la prima regione che con le Uscar e i medici “sentinella” del territorio ha analizzato le carica virale con i test quantitativi. Non è quindi detto che il Lazio viva la situazione peggiore, «siamo gli unici che l’hanno analizzata – riprende il responsabile delle unità, Bartoletti – Oltre alla carica virale raddoppiata, sono cambiati anche i sintomi: sempre meno pazienti perdono olfatto e gusto, pochissimi ormai hanno la congiuntivite, mentre aumentano i positivi con nausea e mal di gola».
IL MESSAGGERO
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