Priorità dubbia/La pretesa delle toghe che ignora i più fragili
Carlo Nordio
Come se non bastassero il colossale pasticcio combinato dall’Europa nella contrattazione e nella distribuzione dei vaccini, e quello dello Stato nell’omettere, fino all’intervento di Draghi, un criterio omogeneo e razionale della loro somministrazione. Come se non bastassero gli incomprensibili e scandalosi privilegi concessi da varie Regioni nella concessione di un farmaco salvavita a chi in pericolo di vita non versava.
Come se non bastassero il crollo della fiducia dei
cittadini nell’Europa, dimostratasi inetta, e nello Stato, dimostratosi
fino a ieri disattento e confusionario.
Come insomma se non bastasse
l’ondata di sospetto che si è abbattuta sulle varie istituzioni
preposte a gestire questa aggressione del Covid che da “guerra lampo” si
è trasformata “in drole de guerre”, cioè in una strana guerra gestita
da ciascuno come meglio gli pare, ecco l’ultima notizia: l’Anm,
l’Associazione nazionale magistrati, non solo lamenta che «le linee
guida del Parlamento non prevedono più, tra i gruppi target di
popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del
comparto giustizia», ma adombra addirittura, pur nel velato linguaggio
burocratese, «la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente».
Credo che il cittadino, a cominciare dagli anziani magistrati come chi scrive, ne abbia tratto una sensazione di sorpresa, di disgusto e di ribellione. Sorpresa per un atteggiamento che farà precipitare – ammesso che ci sia ancora lo spazio per precipitare dopo le rivelazioni di Palamara – la credibilità delle toghe nella considerazione generale. Disgusto per una manifestazione di presunzione che sconfina nell’arroganza. E ribellione perché la larvata minaccia di sospensione è tanto più grave in quanto proveniente da chi dovrebbe garantire la legalità e, vorremmo dire, anche la Giustizia e il buon senso.
Perché
questo nostro sgomento? Perché il raziocinio e la solidarietà civile
indicano, come prioritarie, due sole categorie. La prima è quella degli
operatori sanitari, per la semplice ragione che se scoppia un incendio
le prime maschere antigas le devi dare ai pompieri incaricati di
spegnerlo. E la seconda è quella dei soggetti fragili, equamente divisi
secondo le fasce di età e la sofferenza di patologie che ne aumentano il
rischio.
Tutte le altre possono accampare, e magari lo fanno,
criteri diversi: la scuola, la produzione industriale, il commercio, la
cultura, il rito religioso ecc. Ma solo dopo l’esaurimento delle altre
due, come finalmente pare abbia deciso questo governo.
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