Draghi non esclude di riaprire prima

Chiusure e aperture dipenderanno solo dai dati. La posizione di Mario Draghi non cambia ma nello stesso tempo il premier non esclude possibili riaperture dopo il 20 aprile se la situazione epidemiologica lo permetterà. Il decreto legge, che sarà approvato mercoledì dal Consiglio dei ministri, sarà in vigore fino alla fine del prossimo mese e non sono previste zone gialle, ma solo arancioni e rosse. Tuttavia il governo sta studiando un meccanismo, ancora in via di definizione, “per tenere conto – spiegano fonti interne – dell’auspicato miglioramento dei dati”.

È la richiesta avanzata dal fronte dei governatori leghisti e dal ministro Maria Stella Gelmini che, nel corso dell’incontro tra il presidente del Consiglio e i governatori, avrebbe detto che “non è il momento per il ‘riapriamo tutto’, fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione, ma poi se i numeri migliorano all’interno del decreto legge servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”.

Ed è a questa ipotesi che sta lavorando il governo, è la mini concessione che Draghi fa ai presidenti di Regioni nel corso di un incontro difficile, all’indomani delle tensioni tra governo e presidenti sulle vaccinazioni con il premier che ha denunciato la precedenza data ad alcuni “gruppi di potere” a scapito degli over 80. Dal canto loro i governatori, soprattutto quelli leghisti, battano forte sul tema delle riaperture invocando il ripristino delle zone gialle abolite per decreto: “Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese. Si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull’arrivo dei vaccini”. E Draghi non esita nel dire che “occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture. Bisogna ricominciare ad avere di nuovo il ‘gusto del futuro’. Occorre uscire da questa situazione di inattività”.

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