Cabina di regia, i governatori in pressing: “Sulle riaperture dare segnale al Paese”. Draghi: “Programmiamo per quando sarà possibile, l’Ue ci assicura l’immunità a luglio”

di Michela Scacchioli

ROMA – Un incontro difficile, dopo le tensioni degli ultimi giorni tra governo e regioni sulle vaccinazioni – con il premier che ha denunciato la precedenza data ad alcune categorie, rispetto agli ultraottantenni – e su Sputnik, con le fughe in avanti di De Luca (ma non solo).

Oggi nella cabina di regia i governatori, soprattutto quelli leghisti, sono andati alla carica sul tema delle riaperture. “Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese. Si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull’arrivo dei vaccini”, hanno detto. E hanno invocato il ripristino delle “zone gialle”, abolite per decreto.

A parlare è stato soprattutto il governatore ligure, Giovanni Toti: “Lavoriamo insieme per recuperare il ‘gusto del futuro’. Cominciamo a riprogrammare le nostre aperture, le manifestazioni, le fiere, i matrimoni”, ha detto. Il premier, Mario Draghi, che ha partecipato al vertice insieme ai ministri Speranza e Gelmini, ha aperto uno spiraglio, almeno nelle parole: “Riprogrammiamo già da ora le aperture per quando sarà possibile”, ha detto. Un modo, secondo il presidente del Consiglio, per dare speranza al Paese.

La posizione di Draghi è comunque chiara: chiusure e aperture dipendono dai dati, non da altri criteri. Su questo si è consumato un botta e risposta tra lui e Salvini negli ultimi giorni. Il presidente del Consiglio, nell’incontro, si è concentrato sul futuro del piano vaccini, sottolineando come “la campagna vaccinale stia migliorando continuamente e rapidamente”. Per Draghi “l’obiettivo delle 500mila dosi al giorno non è lontano”. Ha citato le parole del commissario Ue Breton: “Per quanto riguarda le forniture dei vaccini per i prossimi mesi la Commissione ha assicurato che le dosi dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere l’immunità per il mese di luglio in tutta l’Europa”. Un obiettivo è stato comunque chiaro nell’incontro: “Evitiamo lo scontro istituzionale”, ha detto il premier.

La linea della prudenza è stata confermata, ancora una volta, dal ministro della Salute Roberto Speranza: “Sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione. Con 3.721 posti letto in terapia intensiva occupati non possiamo fare un passo troppo lungo. Le prossime settimane saranno decisive per le vaccinazioni e potremo così programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio che sono e restano la nostra bussola”. Più possibilista la ministra degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini: “Fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione ma poi, se i numeri migliorano, all’interno del decreto servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”.

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