Le due linee del governo
Marcello Sorgi
Ci sono due filosofie nel governo. E ce n’è una prevalente tra i governatori delle Regioni, che ieri Draghi ha incontrato dopo il duro faccia a faccia a distanza della scorsa settimana, in cui ne aveva accusato alcuni di aver condotto la campagna di vaccinazione con inutili privilegi verso categorie forti, e insopportabili ingiustizie verso gli ottantenni, in gran parte rimasti in attesa di protezione. I presidenti delle Regioni guidate dal centrodestra non accettano un altro mese di lockdown.
Che il governo vorrebbe disporre già domani per decreto. E sono riusciti a convincere il premier ad accettare una sorta di verifica a metà aprile, e una graduale riapertura, se i dati lo consentissero, e dove possibile.
La seconda filosofia, attenta al ritorno in funzione delle scuole prima dei ristoranti, riguarda l’altra metà del governo, soprattutto il Pd, che pensava in questo modo di intercettare il consenso di Draghi. Ma il presidente del Consiglio ha dovuto ascoltare, più che i governatori, con alcuni dei quali il gelo è rimasto, la ministra delle Autonomie, Gelmini. Da giorni, la Gelmini conduce una vera mediazione democristiana tra Draghi e i governatori spiegando che anche le pressioni di Salvini, e in qualche caso le minacce di rottura, non sono solo propaganda, ma attenzione a qualcosa di reale. C’è insomma una parte consistente di Paese, rappresentata da imprese medie, piccole e familiari, che proprio non ce la fa più. È un pezzo di società che non può sopravvivere con ristori e sostegni, per quanto il governo si proponga di velocizzarne la distribuzione, e ha estremo bisogno di tornare a lavorare, pena la rinuncia definitiva alla propria attività. Non è vero, ha spiegato la ministra, che conosce bene il Nord del Paese, che si tratti solo dei ristoranti: perché attorno a quel genere di locali, ai bar, allo street-food, gira un notevole indotto che è fermo da un anno e dà lavoro a migliaia di persone che con lo sblocco dei licenziamenti potrebbero finire per strada. Draghi ha ascoltato, ha riflettuto e ha concesso uno spiraglio per metà mese, ciò che politicamente ha riempito di soddisfazione Lega e Forza Italia. Ma fermo restando, ha ribadito il presidente del Consiglio, che con oltre ventimila contagi e più di trecento morti al giorno, a decidere anche sulle riaperture parziali dovranno essere i dati. Al vertice con i governatori, sottolineato dal capo della Conferenza dei presidenti di Regione, Bonaccini, è emerso anche il problema dei dubbi sulle forniture dei vaccini da parte delle case farmaceutiche. In questo campo, ha confermato il commissario straordinario Figliuolo, la novità sarà l’entrata in circolazione da aprile dei nuovi vaccini monodose Johnson e Johnson. Ma non c’è effettivamente alcuna garanzia sul fatto che tutti e quaranta i milioni di dosi promessi da Pfizer, AstraZeneca e Moderna per il secondo trimestre, a partire da dopodomani, siano effettivamente consegnati senza ulteriori dilazioni o tagli.
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