Rai, conti in rosso e ascolti in calo: il ribaltone di Draghi, dall’ad ai Tg
Sempre grazie ai buoni uffici di Gubitosi ha preso a circolare anche il nome di Carlo Nardello (Tim), un passato alla direzione di RaiCom. Col cambio al vertice del Pd, diventano meno appetibili le scelte care a Nicola Zingaretti come Andrea Scrosati (Freemantle), e Fabio Vaccarono, già a Google. Resta in corsa Alberto Matassino, direttore con delega corporate, ma si rafforzano soprattutto le quotazioni di Eleonora Andreatta, detta Tinny, figlia di Beniamino , maestro politico di Enrico Letta. È la donna di cui tutti parlano, anche perché è nel cuore del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che la considera un’assicurazione di equilibrio per tutti. Andreatta ha portato Rai Fiction a l successo e aperto alle coproduzioni internazionali. Ora è passata a Netflix, e questo non è un problema da poco, visto che guadagna molto più dei 240 mila euro contingentati della Rai. In quota Letta è considerata anche Serena Bortone, che conduce il fortunato “Oggi è un altro giorno”. Tre giorni fa è stata vista al Nazareno, e non è escluso che per lei possano aprirsi nuovi orizzonti.
Tg e reti
I partiti di maggioranza sono troppi per i posti a disposizione. Ma mentre vivono con parziale rassegnazione le future scelte su ad e presidenza, puntano a governare almeno le reti e i tg. Qui un discorso a parte va fatto su M5S e Lega. I due ex alleati, che ai tempi del governo gialloverde si spartirono il potere a Viale Mazzini, si muovono da posizioni differenti. I grillini sono più deboli di un tempo e devono accontentarsi di aver portato Claudia Mazzola alla direzione dell’Ufficio Studi, bersaglio delle critiche di Pd e di Michele Anzaldi, Iv, per l’accumulo di incarichi (è presidente dell’Auditorium di Roma). Non avendo più possibilità di indicare l’ad, come fu con Salini, i 5 Stelle stanno cercando di blindare il Tg1, dove alla guida c’è Giuseppe Carboni, e la terza rete, dove è arrivato Di Mare (indebolito dallo scontro con Bianca Berlinguer sul caso Mauro Corona). Carboni ha fatto crescere gli ascolti di due 2 punti e mezzo ma non è amato e contro di lui si è scatenata l’offensiva della Lega. Salvini chiede la sua testa, perché, sostiene, «non si può usare un telegiornale come un’arma politica per colpire solo un partito». Al suo posto è però difficile che i leghisti – i più attivi sul fronte Rai – troveranno un fedelissimo. Molto più probabile anche qui una figura di garanzia capace di traghettare l’informazione politica nei delicatissimi mesi che andranno dalle elezioni nelle grandi città alla partita del Quirinale. Tra i nomi più accreditati ci sono Lilli Gruber e Antonio Di Bella, apprezzato trasversalmente. In caso non dovesse farcela per lui si potrebbero aprire le porte del Tg3, con Mario Orfeo pronto a prendere il posto di Coletta a Rai1. Sempre che non la spunti Monica Maggioni. Data anche come possibile direttrice del Tg1, ieri ha ricevuto da Salini la nomina a capo struttura del suo stesso programma “Sette storie”, per tanti una premessa per il salto al vertice della rete.
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