Camici, l’indagine su Fontana: autoriciclaggio e falso in voluntary, richiesta di rogatoria alla Svizzera
di Luigi Ferrarella
Supplemento di indagine, con richiesta di rogatoria e cioè di assistenza giudiziaria in Svizzera per l’ipotesi di autoriciclaggio e falso in voluntary, nell’indagine della Procura di Milano sul presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana, indagato per turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture alla centrale acquisti regionale «Aria spa», dopo che la «Dama spa» del cognato Andrea Dini aveva tramutato in «donazione» (e non completato) la «fornitura» invece pattuita il 16 aprile 2020 come affidamento diretto da 513.000 euro per 75.000 camici e 7.000 set sanitari.
La vicenda era emersa perché Fontana, volendo in qualche modo risarcire il cognato del mancato profitto, aveva cercato di bonificargli di tasca propria (prima dello stop della sua fiduciaria per le anomalie dell’operazione in base agli indici antiriciclaggio) 250.000 euro attingendo i soldi da un proprio conto in Svizzera all’«Ubs», del tutto lecito da quando nel settembre 2015, come erede della madre morta a 92 anni, Fontana aveva utilizzato (senza mai dirlo pubblicamente nella sua attività politica) la legge sulla «voluntary disclosure» per regolarizzare 5,3 milioni detenuti su quel conto svizzero da «trust» alle Bahamas costituiti nel 2005 e 1997.
Adesso, quando al tirare le somme giuridiche sulla fornitura/donazione manca ormai poco alla Procura, i pm fanno sapere con un comunicato (anticipato e concordato con il difensore di Fontana Jacopo Pensa e Tommaso Papa in visita stamattina due volte al procuratore Greco) di voler cercare gli ultimi chiarimenti sulla documentazione bancaria del conto della madre scudato da Fontana, e a questo scopo di aver inoltrato alla Svizzera una richiesta di assistenza giudiziaria per chiarire alcuni movimenti finanziari.
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