M5S, Conte sulle orme di Letta: “Sconfiggere le correnti per rifondare i 5 Stelle”
di Annalisa Cuzzocrea
Raccontano che i dirigenti del Movimento 5 Stelle chiedano sommessamente ai loro colleghi: “Ma tu, Giuseppe, da quant’è che non lo senti?”. Per paura di dimostrare di non contare più nulla, non si sbilanciano. Non arrivano a dire quella che è poi la verità: l’ex presidente del Consiglio in questi giorni non ha chiamato nessuno di loro. “Ha lavorato al progetto per il nuovo Movimento in modo molto coperto”, dice chi invece ci ha parlato, “per non fare favoritismi, per non dare adito a sospetti”.
Da solo, insomma, dopo il confronto a Bibbona con Beppe Grillo, ha costruito la nuova “carta d’identità” del Movimento che domani alle 21:30 presenterà su Zoom all’assemblea dei gruppi parlamentari, agli eurodeputati e ai consiglieri regionali. Il primo punto, è lo schema di gioco: che torna a essere quello del sistema maggioritario di cui l’ex premier ha parlato anche con Enrico Letta, trovandosi – dicono – in sintonia sulla “prospettiva politica”. L’avvocato del popolo affermerà quindi molto chiaramente qual è il campo di gioco in cui si muoveranno i nuovi 5 Stelle. Nel centrosinistra, tra i progressisti in Italia come in Europa, con uno sguardo a quella che sarà la prima sfida da vincere sia per Conte che per il nuovo segretario del Pd: le prossime amministrative di ottobre. Dove va risolta la grana di Roma, ma restano altrettanto spinose quelle di Napoli (dove la candidatura di Roberto Fico non è ancora scontata), Torino, Milano, Bologna.
Il profilo del partito, che avrà nel simbolo la data del 2050 e non più la scritta “blog delle stelle”, ha due contorni definiti: la transizione energetica, anche per coprire politicamente quell’area che in Europa è rappresentata dai partiti verdi presenti e forti in molti parlamenti, e che in Italia invece hanno per varie ragioni stentato ad affermarsi. Poi, l’idea di doversi rivolgere alle persone semplici. Non ripeterà il termine “populismo buono”, Conte, ma l’obiettivo è quello di mantenere lo stile comunicativo che aveva impostato a Palazzo Chigi durante i suoi due governi. Conservando quindi anche un po’ dello spirito anti-élite che tanto ha portato bene ai 5 Stelle delle origini. Vuole mantenere gli aspetti più innovativi del Movimento, l’ex premier, ma l’idea condivisa con i pochissimi interlocutori è di inserirli dentro a una concezione schiettamente di governo. Poco spazio, quindi, per l’impostazione di esuli come Nicola Morra, Barbara Lezzi, Alessandro Di Battista. Almeno per ora.
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