Camogli e quelle 100 bare inghiottite dal mare: “Così i nostri familiari sono morti due volte”
Ci sono famiglie che hanno perso in questa frana tutto il passato. La signora Patrizia piange otto congiunti. E non c’è verso di parlare con lei di questo disastro emotivo. «Nessuno può immaginare quanto faccia male scoprire che le proprie radici non ci sono più. Quelle fotografie sulle lapidi erano persone ancora vive nel cuore. Erano ricordi ed emozioni». Lo spiega bene Grazia Ponte: «Erano persone, erano il nostro passato. Non sono salme, feretri o zinchi, ma persone». E allora c’è da capire le polemiche in piazza contro il sindaco e tutti quelli che sapevano che quel cimitero era appoggiato su una montagna fragile come un cristallo. Che parlavano delle crepe nei muri, ma non hanno mai pensato di spostare le salme da un’altra parte. Per salvarle da un crollo più che temuto. Non l’hanno fatto e adesso lo scempio è negli occhi se guardi la montagna franata, ed è nel cuore di tutti. E allora non c’è da stupirsi se tutti chiedono qualcosa: risarcimenti, giustizia, una parola. Non c’è da stupirsi che sia nato un comitato che raccoglie gran parte dei parenti dei defunti finiti in mare. Silvia Repetto, che nella vita fa l’avvocato, s’è messa alla testa. E non lo fa per soldi, ma per calmare il suo dolore. «Quei muri venuti giù hanno cancellato la mia famiglia da parte di papà. C’erano i miei nonni e molti avi. Gente di mare. E di terra». E allora cerca documenti, si fa portavoce di chi vuole sapere ma non sa come fare. Si batte come fanno gli avvocati. «In una storia come questa c’è anche un forte senso di colpa. Una società che non si prende cura dei propri defunti non è degna di questo nome». Camogli, il recupero delle bare cadute in mare dopo la frana al cimitero
Suonano le campane della basilica dedicata a Santa Maria Assunta. Si godono il sole i ragazzi sulla spiaggia. Stefano Zabbi, raschiala vernice dalla porta di un ristorante: «Mio papà si chiamava Antonio ed era un dipendente comunale. È mancato tanto anni fa: il suo feretro è disperso lì da qualche parte nel mare. Vede, io ci sono stato male, ma mia madre non s’è data pace per settimane. La frana s’è portata via anche mia nonna, Paolina Spinelli. Di lei hanno trovato una targhetta attaccata ad un pezzo di legno, posato accanto ad una cassa di zinco. È lei? Non lo so. Ma qualcuno ci deve dire chi è stato ritrovato. Devono dircelo. Ce lo devono dire, per tutte le lacrime che abbiamo pianto».
LA STAMPA
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