Autismo, una festa non serve a niente

gianluca nicoletti

Non voglio fare il guastafeste. Non mi sento veramente nello spirito di condividere bei pensieri questo due aprile. Sono almeno sei anni che mi arrabatto a creare clamore per la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Oggi vorrei però turarmi occhi e orecchie e sperare che arrivi presto l’indomani.

Mi si dirà che sono un rompiscatole, un incontentabile, di cosa mi lamento? Mio figlio e qualche altro dei suoi compari alla fine saranno vaccinati, la Rai ieri sera si è illuminata di blu. Oggi si parlerà di noi in ogni tv. Soprattutto sarà data voce alle storie. Il casting dei genitori affranti, servono bambini prodigiosi che sappiano ballare, suonare, cantare e far di conto. Poi insegnanti modello, luminari illuminati. Qualche prete.

Conduttori e conduttrici già saranno pronti a fare la faccetta tristanzuola e compassionevole di fronte al nostro sconsolato esistere. Oggi grazie all’obbligatorio distanziamento almeno nessuno proverà ad abbracciarci, sappiano finalmente che noi non andiamo proprio in visibilio a essere maneggiati. Sappiano che i nostri figli fantasticamente belli e balzani, più che essere soffocati da “fiatella” e fard, avrebbero preferito che, dopo tanta commozione e afflato, per loro fosse cambiato qualcosa concretamente, dopo tutti questi anni che li abbiamo portati a spasso per talk e tele salottini. Non mi tiro indietro, non mi nascondo. Io sono stato il primo a fare del figlio autistico che ho in dotazione un brand. Ho scritto tre libri e fatto tre film su di lui. Ho speso fiumi di parole. Ho permesso a nugoli di assessori, sindaci, ministri e perfino Presidenti di accarezzargli il testone riccioluto, di fare la foto sorridente accanto alla sua faccia imperturbabile e a volte persino un po’ schifata. L’ho fatto perché pensavo che potesse servire a cambiare qualcosa della condizione miserrima in cui vivono tante altre famiglie come la mia, che non hanno la fortuna di poter scrivere, parlare ed essere ascoltate. Si, sarò stato anche ascoltato ma non è cambiato nulla e questo mi annichilisce e mortifica, sento di aver fallito e credetemi ho sbraitato veramente tanto e proprio ovunque.

Pochi giorni fa in Senato c’è stato chi ancora tirava fuori la facezia che dall’autismo si esce, che nella relazione in famiglia si gioca tutto, che asinelli e cavallucci fanno miracoli. Non ne posso più, pensavo che un po’ di cultura scientifica sulla neurodiversità in questi anni fosse circolata, ancora devo rispondere ai miei colleghi “genitori” che mi danno dell’infame perché ho fatto battaglie per vaccinare i nostri ragazzi. Ora più che mai.

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