Il video che incastra Walter Biot: era in contatto coi russi da cinque mesi

La Nissan Patrol

L’ultimo appuntamento è fissato per martedì scorso. Quanto accade prima lo raccontano gli atti dell’inchiesta condotta dal procuratore Michele Prestipino. Gli 007 dell’Aisi non possono svolgere operazioni, quando esaminano i video girati nel suo ufficio e capiscono che Biot consegnerà documenti in cambio di soldi decidono di attivare la magistratura e i carabinieri del Ros. La riunione con il colonnello Pasquale Angelosanto pianifica l’intervento nel parcheggio. Biot arriva all’appuntamento con una macchina diversa dal solito, la Nissan Patrol della moglie. I carabinieri assistono all’incontro, subito dopo lo scambio fermano il russo e l’italiano. Ostroukhov ha la schedina con le immagini. Nella valigetta di Biot ci sono 5.000 euro divisi in 100 banconote da 50.

Quattro smartphone

L’ufficiale russo aveva consegnato a Biot un cellulare «dedicato» che poteva utilizzare soltanto per i contatti diretti. Nell’ordinanza è specificato che il capitano «da circa 10 anni si occupava di gestire flussi di informazione coperti da segreto e preordinati alla sicurezza dello Stato, relativi alla proiezione di tutti gli assetti italiani della difesa in teatri operativi esteri con particolare riguardo a operazioni Nato, Ue, Onu». Operazioni di guerra, spiegamento dei contingenti, elenchi di ufficiali e sottufficiali. A disposizione Biot aveva quattro smartphone tanto che il giudice evidenzia la possibilità che «reiteri il reato dal numero di computer e smartphone in suo possesso a dimostrazione che non si tratta di attività isolata e sporadica». E ancora: «Le modalità esecutive e la natura della vicenda mostrano in maniera palmare l’estrema pericolosità del soggetto stante la professionalità dimostrata nel compimento delle suddette azioni desumibili dai numerosi apparecchi utilizzati, dalle tempistiche e dagli accorgimenti adottati».

La rete di spie

L’esame dei telefoni già compiuto dagli 007 evidenzia che nulla veniva annotato e questo, dice l’accusa, dimostra che «gli appuntamenti erano pre-organizzati, in maniera tacita e dunque non concordati telefonicamente». Tali elementi, dice il giudice, «sono sintomatici dello spessore criminale dell’indagato che tra l’altro non si è posto alcuno scrupolo nel tradire la fiducia dell’istituzione di appartenenza al solo fine di conseguire profitti di natura economica». L’indagine sull’attività di Biot servirà a scoprire se abbia preso altri soldi e quanti documenti abbia passato. Dovrà rivelare il reale interesse dei russi per capire se i dossier già consegnati fossero soltanto la dimostrazione delle sue capacità di infiltrarsi nei sistemi della Difesa in modo da carpire diversi e ancor più scottanti segreti. Ma avrà anche l’obiettivo di verificare se Biot sia davvero un «cane sciolto» o se invece — come si sospetta — un componente di una rete più ampia tesa dai diplomatici russi nella quale sono inseriti colleghi di Biot che si sono già venduti.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.