Indice di contagio giù, ma adesso Draghi teme l’effetto Pasqua

IlARIO LOMBARDO, PAOLO RUSSO

Con una «interpretazione autentica» delle regole che mandano in rosso diretto, mai comunicata prima, cambiano in meglio i colori dell’Italia. Non sarà il «tagliando» per ripristinare le più morbide misure della fascia gialla invocato dal leader della Lega Matteo Salvini, ma intanto dopo Pasquetta passeranno dal rosso all’arancione Veneto, Marche e Trentino. E a questo punto un altro bel po’ di regioni potrebbero uscire dalla morsa del lockdown per entrare nella fascia dove, comunque, è permesso uscire liberamente di casa, sia pure senza varcare i confini comunali, e, fatta eccezione per bar e ristoranti, riaprono tutti i negozi. La svolta è spiegata in poche battute dal ministro della Salute, Roberto Speranza: «Con un’incidenza dei contagi settimanali inferiore a 250 casi ogni 100 mila abitanti il passaggio in fascia arancione può avvenire anche dopo una sola settimana». Una novità non da poco, perché accelera ovunque l’uscita dalla morsa del lockdown che altrimenti si sarebbe prolungata fino almeno al 20 aprile per circa metà degli italiani. E la data del 20 non è casuale. È stata cerchiata in rosso anche a Palazzo Chigi: per quel giorno sarà assorbito in larga parte l’«effetto Pasqua», come lo chiamano già nel governo, memori di quanto successe dopo Ferragosto e soprattutto dopo Natale e Capodanno. Il 20 aprile saranno trascorse all’incirca le due settimane canoniche che servono a calcolare sulla curva dei contagi le conseguenze degli scambi di uova e colombe. L’ottimismo di chi pensa che attorno a quel giorno – dove i dati lo permetteranno – potranno riaprire le attività, si scontra con uno scenario peggiorativo.

Detto questo, il presidente del Consiglio Mario Draghi, pur restando fermo sulla linea della prudenza, continua a sostenere che appena possibile, se il calo dei contagi lo consentirà, si potranno aprire come in zona gialla ristoranti e bar, magari con maggiori limitazioni di orario. E nel governo non escludono che questo possa accadere negli ultimi giorni di aprile, prima cioè della scadenza di maggio fissata nell’ultimo decreto. Sempre che Pasqua e Pasquetta non facciano impennare i numeri.

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