Proteste di ristoratori e ambulanti a rischio di escalation. Il Viminale: distinguere i lavoratori da chi cavalca l’ira
di Fiorenza Sarzanini
È la fine della tregua, la miccia che può accendere il rogo. Perché le analisi degli specialisti dell’ordine pubblico non delineano un’unica regia dietro la protesta che attraversa l’Italia, ma paventano timori forti per quello che potrà succedere a breve. E se adesso individuano nei gruppi dell’estremismo chi soffia sul fuoco del disagio sociale, per un futuro non troppo lontano non escludono la possibilità che si saldino interessi apparentemente distanti proprio per creare disordine fomentando lo scontro. I segnali non sono rassicuranti. Episodi apparentemente slegati rischiano di diventare tasselli di un’unica strategia che mira allo sfascio. O forse a qualcosa di ancor più inquietante. Ci sono le minacce e i proiettili al ministro della Salute Roberto Speranza e al governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini arrivati negli ultimi giorni. Ma c’è anche l’incendio del portone dell’Istituto superiore di sanità di Roma il 17 marzo scorso, l’ordigno lanciato quattro giorni fa contro il centro vaccinale di Brescia. Atti di violenza che rischiano di degenerare. Ecco perché la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, dopo aver «espresso solidarietà al poliziotto ferito a Roma», ha voluto sottolineare «l’evidente disagio delle categorie economiche più colpite dalla grave crisi innescata dalla pandemia che merita la doverosa attenzione del governo».
Gli estremisti
Ristoratori, ambulanti, negozianti, baristi, titolari di centri sportivi, commercianti:
è lungo l’elenco dei lavoratori che da mesi fanno i conti con la
chiusura delle attività. Ma ancora più lungo è quello di chi non
riuscirà a riaprire. Su questo tasto battono le formazioni che mirano a
tenere alto il livello dello scontro.
Basta scorrere le immagini delle manifestazioni per scorgere i militanti di Casa Pound a Roma e gli antagonisti a Torino, ma anche per ricordare come già ad ottobre a Napoli e a Palermo furono i clan a fomentare i cortei e i sit-in. Oppure a sottolineare come alcuni siti internet riconducibili a formazioni anarchiche
abbiano inneggiato all’attacco contro la sede dell’Istituto superiore
di sanità. Non è una firma, ma una condivisione forte, un messaggio che
incita ad andare avanti su questa strada della ribellione anche violenta.
La strategia
Nelle circolari e nelle disposizioni inviate dal gabinetto del ministro e dal capo della polizia Lamberto Giannini a prefetti e questori viene sempre evidenziata la necessità di rispondere in maniera proporzionale agli attacchi, di non intervenire fino a che la situazione non diventi pericolosa, di dare spazio a chi è mosso dalla disperazione per il lavoro che manca.
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