“Stabilizzare la Libia”. La missione di Draghi tra migranti e sicurezza

Ilario Lombardo

È nella coda polemica del viaggio di Mario Draghi in Libia che va cercato il senso anche politico della sua prima visita all’estero da presidente del Consiglio. Da una parte c’è la sinistra, quella all’opposizione di Leu, delle Sardine e una porzione di Pd rappresentata da Matteo Orfini, che definisce «inaccettabili» le dichiarazioni del premier. Dall’altra c’è la destra, anche qui un mix di opposizione, Fratelli d’Italia, e maggioranza, Forza Italia, che esulta e si congratula perché, dice Giorgia Meloni leader di FdI, «è un bene che il premier riparta da quanto lasciato dall’ultimo governo di centrodestra», nel 2011, tre anni dopo che Silvio Berlusconi e Muahammar Gheddafi siglarono il Trattato dell’amicizia.

Per l’Italia la Libia significa affari e sicurezza. E tenendo in vista questi due obiettivi che Draghi atterra a Tripoli con l’abito del pragmatismo che più lo fa sentire a suo agio e, in una dichiarazione congiunta con il primo ministro del governo unitario di transizione Hamid Dbeibah, si spinge fino a esprimere «soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi» dei migranti. Lo choc a sinistra e nell’area liberal che si batte per i diritti dei migranti è scontato, ma Draghi sa che è un pegno evidente che va pagato per non criminalizzare il fragile alleato, mentre faticosamente tenta di risorgere da un conflitto tribale che negli ultimi sette anni ha destabilizzato l’area del Mediterraneo. «Il problema non è solo geopolitico, è anche umanitario – aggiunge il capo del governo –. Da questo punto di vista l’Italia è forse l’unico Paese che continua a tenere attivi i corridoi umanitari».

In poche parole, e poche ore, Draghi concede molto credito al nuovo esecutivo che deve traghettare il Paese fino alle elezioni del 24 dicembre. Con il presidente del Consiglio c’è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che appena rientrato a Roma rimarca quanto il dossier sia «di massima priorità»: «Stabilizzare la Libia significa mettere in sicurezza le nostre coste, offrire nuove opportunità di sviluppo alle nostre imprese». Grandi opere, energia e accordi per regolamentare i flussi migratori, con un sottinteso chiaro: per l’Italia e l’Europa diventa essenziale il controllo e la prevenzione sulla circolazione delle possibili varianti del coronavirus. Draghi chiama alle sue responsabilità l’Europa «investita del compito di aiutare il governo libico» anche nei suoi confini meridionali. Non ci sono solo le partenze dei barconi dalla costa, ma anche gli arrivi attraverso la porta d’ingresso sub-sahariana.

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