Ascoltare i disperati per battere i violenti

Alessandro Sallusti

Roma, Napoli, Milano e anche altrove. La rabbia di commercianti ed esercenti per le chiusure forzate scende in piazza e per la prima volta finisce a botte con le Forze dell’Ordine.

È un campanello di allarme da non sottovalutare, al netto del fatto che c’è chi soffia sul fuoco per cercare un po’ di visibilità politica. Ma il fatto che non si tratti di proteste esattamente spontanee, bensì organizzate a tavolino, non vuole dire che il problema non esista.

Sbaglia chi aizza e gioca sulla disperazione altrui, ma sbaglia anche chi immagina di tenere l’Italia chiusa fino a fine pandemia o giù di lì. Al più presto bisogna provare ad allentare la morsa delle restrizioni e preparare una cronotabella che vada in parallelo con il numero delle vaccinazioni.

Quindi bisogna vaccinare, vaccinare e ancora vaccinare, giorno e notte, festivi e festività comprese (il crollo registrato nel weekend pasquale è incomprensibile e vergognoso).

Inghilterra e America insegnano. Entrambi i Paesi, leader nella vaccinazione di massa, stanno già ripartendo, l’America addirittura alla grande con una crescita stimata proprio ieri a oltre il sei per cento. Non si tratta di cedere al ricatto di gruppi violenti che incendiano le piazze, né di inseguire stupidi tesi negazioniste. Occorre calcolare bene i rischi e confrontarli con i benefici economici (e psicologici) di riaperture controllate. È l’unico modo per disinnescare sul nascere questi focolai di protesta, perché sono in tanti pronti a fare casino nascondendosi dietro le sottane di commercianti e imprenditori davvero e legittimamente disperati.

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