Decreto ristori, si allarga la platea e crescono gli indennizi: in arrivo 32 miliardi

di Andrea Bassi

Provare a tamponare l’insofferenza che monta nel Paese. Soprattutto quella dei commercianti, degli autonomi, dei ristoratori. Centinaia di migliaia di persone messe in ginocchio dal lockdown, dalle chiusure imposte dalla pandemia. Oggi Mario Draghi, insieme al ministro dell’Economia Daniele Franco e a quello delle Attività regionali, Mariastella Gelmini, vedrà le Regioni. Ufficialmente per parlare del Recovery plan, sul quale i governatori da tempo chiedono un coinvolgimento maggiore. Finora non hanno ricevuto nessun documento dal governo e ancora non sanno quale sarà il loro ruolo nell’impiego dei 200 miliardi previsti dal piano. Ma Recovery a parte, i governatori torneranno a chiedere prospettive più certe al governo. Il tema centrale sono ancora le riaperture delle attività economiche. I presidenti di Regione vorrebbero avere una data per la ripartenza. Ma anche la possibilità di riaprire alcune attività in zona rossa, sempre garantendo la sicurezza attraverso rigidi protocolli anti-Covid. Insomma, dare la possibilità a parrucchieri, estetisti, negozi di abbigliamento, di poter ripartire.

Alcuni governatori sono venuti allo scoperto già ieri. Il leghista Massimo Fedriga (Friuli Venezia Giulia) ha esortato «a superare la stagione dei divieti perché non funzionano più nemmeno per la tutela della salute dei cittadini». Sulla stessa linea Donatella Tesei, che domani alla riunione della Conferenza Stato-Regioni con Draghi, chiederà il ritorno della zona gialla: «è dannoso – ha spiegato – continuare a tenere chiuse attività che possono invece lavorare in sicurezza». Il ministro Gelmini ha provato già a rassicurare, parlando di riaperture possibili a maggio e impegnandosi a valutare se ci sono spiragli possibili anche per il 20 aprile.

IL PROVVEDIMENTO
Dall’altro lato il governo ha da spendere la carta del nuovo decreto sostegni. Dopo il provvedimento da 32 miliardi appena approvato, Tesoro e Palazzo Chigi sono pronti a chiedere al Parlamento un nuovo scostamento che dovrebbe pareggiare il precedente. Insomma, altri 30-32 miliardi soprattutto per indennizzare le attività che hanno dovuto subire le chiusure.

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